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Tirare il freno al treno del progresso e alla sua devastazione.

Cos’è il Tren Maya? A chi servirà? Cosa sta succedendo nella penisola dello Yucatan? Dal 3 al 6 marzo una brigata internazionalista ha attraversato questi territori e conosciuto le resistenze contro a questo megaprogetto. In questo podcast vi raccontiamo il contesto sociale, economico e politico di questo conflitto tra progresso neoliberale e resistenza contadina e indigena nello stato di Campeche. 
Ascolta il podcast:

Comunicato della Brigada Campeche

PRONUNCIAMENTO BRIGADA CAMPECHE – LEER EN ESPAÑOL
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Dal 3 al 6 marzo una brigata organizzata dai compagni e compagne del Nodo Solidale e composta da attivistx No Tav, Collettivo Zapatista di Lugano (Svizzera), Ostile Serigrafia Ribelle, S.O.A. Molino (Svizzera), Pirineo Aragonés (Spagna) ha attraversato la penisola dello Yucatan, principalmente nello stato di Campeche, incontrando comunità in lotta contro il megaprogetto del “Tren Maya”.
Durante la Gira por la Vida in Europa le compagne e i compagni zapatiste/i e il Congreso Nacional Indígena (CNI) hanno condiviso l’esistenza di una lotta contro l’ennesima grande opera inutile; l’idea di questa brigata é nata nel contesto di un’ottica internazionalista, che vada aldilá del turismo rivoluzionario. Continua la lettura di Comunicato della Brigada Campeche

Palestina: Detenido Bilal Jado

17 de enero de 2023,México
Palestina: Detenido Bilal Jado
El compañero Bilal, uno de lxs fundadores y promotores del Centro Cultural Amal Al Mustakbal en el campo de refugiadxs Aida en la ciudad de Belem (Cisjordania, Palestina), fue detenido en la madrugada durante un operativo del ejército de Israel. No sabemos de qué se le acusa y de ser una detención administrativa nunca lo sabremos pues la mayoría de los expendientes y juicios están sepultados bajo el “secreto militar”. La detención administrativa de hecho es un procedimiento que permite al ejército israelí detener prisioneros de manera indefinida sin cargos ni juicio. Las órdenes pueden renovarse indefinidamente y las pruebas se mantienen en secreto, por lo que la persona no puede impugnar de manera efectiva su detención ni saber cuándo saldrá en libertad.

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“CHI SIAMO? PER COSA LOTTIAMO? COME LOTTIAMO?” L’organizaciòn Popular Francisco Villa De Izquierda Independiente (OPFVII)

Le parole che seguono sono un importante strumento per iniziare a conoscere l’OPFVII attraverso il suo operato, il suo modo di organizzarsi e la sua storia; un’ introduzione che possa  accompagnare il breve tour italiano in cui sarà possibile ascoltare di persona una delegazione dell’OPFVII ed il suo confronto con i movimenti e le realtà italiane che la accoglieranno e su cui presto vi daremo maggiori informazioni.

La trascrizione che segue  è l’intervento dell’Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente durante un’iniziativa internazionale di confronto sulle lotte sull’abitare e nei quartieri periferici svoltasi il 7 Agosto del 2022. All’iniziativa, svoltasi nella comunità di Acapatzingo, hanno partecipato in presenza  l’’OPFVII, rappresentata da delegat* provenienti da differenti comunità, insieme ad alcuni compagni del Nodo Solidale con il ruolo di traduttori, mentre da remoto ha visto la partecipazione di compagni e compagne del Quarticciolo Ribelle e del Comitato di Quartiere Quarticciolo, da Roma e della Piattaforma Soluzioni Abitative di Pisa.

Lo scambio è avvenuto attorno a tre domande: Chi siamo? Per cosa Lottiamo? Come lottiamo e come portiamo avanti il nostro lavoro politico?  

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NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 3 di 3 – Guidxi Rucaalú

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Guidxi Rucaalú

Il soggetto della conoscenza storica è la classe oppressa stessa mentre lotta, afferma la dodicesima tesi sulla storia di W. Benjamín. Effettivamente, cosa sarebbe di questa regione contesa dagli interessi geopolitici dei finqueros, senza quelle donne e quegli uomini che non si sono messi ad aspettare che questa -nostra- generazione li ringraziasse per le proprie azioni, ma che hanno lasciato nella memoria il ricordo del fatto che furono abbattut*, perseguitat* e minacciat* per difendere Layú Nabee.

Nella Sierra di Santa Marta si conserva la memoria della ribellione di Acayucan (1906). Una sollevazione dove i popoli nahua insieme ai e alle tannundajïïyi (popolucas) affrontarono la riorganizzazione territoriale, che aveva portato alla speculazione e al saccheggio su più di 80mila ettari di terra per la costruzione di linee ferroviarie nel loro territorio. Al contrario di quanto racconta la storia ufficiale, le nostre sorelle nahua e tannundajïïyi difesero il proprio territorio insieme ai membri del Partito Liberale Messicano. E sapevano che la difesa del territorio non poteva essere slegata dal momento storico, l’impulso e la vittoria della rivoluzione politica e economica che il PLM predicò fino alle ultime conseguenze. Continua la lettura di NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 3 di 3 – Guidxi Rucaalú

NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 2 di 3 – La corsa all’Istmo di Tehuantepec

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La corsa all’Istmo di Tehuantepec

Sicurezza Nazionale, Ispirazione Nazionale e
America agli Americani.

“Viene abolito il modello neoliberista” recita un comunicato emesso dal capataz [Capo o sorvegliante di una squadra di operai; fattore, castaldo, capoccia. In questo caso utilizzato per riferirsi al presidente messicano] con data 17 marzo 2019. Rinasce, quindi, dalle sue ceneri il liberismo del diciannovesimo secolo, quello che si caratterizza da un miscuglio di idee e ideologie religiose insieme a quello che chiamano umanesimo. Un modello dove i nemici di ieri, oggi sono amici; dove i principali beneficiari del saccheggio sono gente onesta; dove i multimilionari del paese non hanno smesso di accrescere le loro ricchezze; bene, tutto uguale a ieri.

Questo è il nuovo panorama politico che minaccia Layú bee, c’è un detto che i difensori del capataz di palazzo difendono con cappa e spada – con o senza motivazioni fondate, questo non conta più in tempi di Trasformazione- “finalmente un governo si è voltato a guardare il sudest messicano”. E per questo ci domandiamo: “cosa sta succedendo nel sudest?” Continua la lettura di NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 2 di 3 – La corsa all’Istmo di Tehuantepec

NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 1 di 3 – Layú bee

In solidarietà  l@s  comp@s dell’Asamblea de Pueblos Indígenas del Istmo de Tehuantepec (APIIT) riportiamo la traduzione dei loro comunicati sperando che ci aiutino  a comprendere i livelli dell’attacco estrattivista in atto nel sudovest messicano. L’Istmo da anni purtroppo è diventato un modello di estrazione sistematica di risorse nonché nel corso dell’ultimo decennio un vero e proprio laboratorio di sperimentazione in questo campo.

Il corridoio interoceanico, o treno transistmico, si inserisce insieme al Tren Maya tra i progetti infrastrutturali di punta portati avanti dal governo di Andres Manuel Lopez Obrador (Amlo) e la sua “4° trasformazione” in un contesto di svendita del paese al grande capitale transnazionale (in atto già da tempo). Un progetto di paese totalmente asservito alle logiche mortifere del “progresso” che prendono forma nei tentativi del grande capitale di trarre profitto e imporre il proprio dominio per modificare e riorganizzare i territori in un riassetto che va ben oltre gli interessi regionali. Continua la lettura di NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE – Parte 1 di 3 – Layú bee

Da qui si può mirare il cielo

Traduciòn al Castellano

L’esperienza dell’OPFVII nella periferia di Città del Messico (febbraio – marzo 2022)


Entrare ne
lla comunità di Acapatzingo è un’esperienza forte in un Messico contraddittorio come quello che amiamo esplorare, perché per la prima volta se si alza lo sguardo non c’è nulla che si frapponga fra il basso e l’alto. 

Da qui si può mirare il cielo: nessun cavo, groviglio caotico, disturbo dello sguardo pende sulle teste di chi cammina per quello che è un quartiere autonomo alla periferia del Distretto Federale. 

All’orizzonte un disegno perfetto di case colorate, spazi verdi di incontro e di socialità dislocati su otto ettari di terreno sottratto all‘abbandono ed alla speculazione.

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UCRANIA, KURDISTAN, PALESTINA, MÉXICO… ¡ALTO A LA GUERRA GLOBAL!

TRADUZIONE IN ITALIANO

Todas las guerras nos duelen y todas las guerras nos enfurecen. Los poderosos nos cuentan, a través de sus medios, sobre la guerra como un evento excepcional, pero es mentira, pues realmente todos los días caen bombas, todos los días hay balaceras, todos los días hay huérfanos y madres sin hij@s, todos los días en muchas geografías de este brutalizado planeta gobernantes y criminales ordenan masacres y los pueblos ponen los muertos.

Todos los malditos días.

Nos urge aquí decir algo, quizás nada nuevo, pero existen guerras que no terminan y que en estos días están empeorando dramáticamente, tragedias que no encuentran lugar en el circo mediático, montones de gente que muere lejos de las luces de las cámaras y la opinión de periodistas y políticos.

Por ejemplo, en Kurdistán. Desde el 17 de abril el Estado Turco, encabezado por el fascista Erdogan, ha iniciado una nueva campaña militar contra la población kurda: 147 ataques aéreos fueron registrados en los primeros dos días en Bashur, norte de Irak. También drones del ejército turco lanzaron misiles en diferentes áreas del Rojava (norte de Siria). En ambos casos la ofensiva turca busca aniquilar la resistencia kurda, especialmente sus cuerpos de autodefensa como las YPG/YPJ y las Fuerzas de Defensa del Pueblo (HPG), los cuales tratan de hacer escudo al proyecto de autonomía socialista, ecologista y feminista llamado Confederalismo Democrático.

Lo que hace más dramática la enésima ofensiva militar de Erdogan es que este tirano ahora luce como mediador en las negociaciones entre Rusia y Ucrania, lo cual hace que actúe desde un lugar privilegiado para buscar alianza contra los pueblos kurdos: de hecho, mientras su ejército sigue bombardeando e invadiendo el norte de Irak, el KRG de su aliado Barzani está sitiando al autogobierno de l@s yazidies, construyendo un muro entre ell@s y la región autónoma de Rojava, la cual también se encuentra amenazada desde el sur, por el avance del ejército sirio de Assad y de Rusia, que apuntan a recuperar el control militar de Qamishlo, una de las ciudades más importantes de la Administración Autónoma del Norte y Este de Siria (AANES) que es parte de la experiencia del mencionado Confederalismo Democrático.

Sabemos que todo eso suena complicado, pero la verdad es dramáticamente sencilla: la democracia directa de los pueblos de la región está siendo atacada por todos lados, tanto por la OTAN y Estados Unidos, como por Rusia y sus aliados.

Mientras, no muy lejos, en la tierra martirizada llamada Palestina el ejército invasor del Estado de Israel ha incrementado sus acciones represivas y operaciones militares a costa de la población invadida. Según los datos de Euro-Med Human Rights Monitor las fuerzas israelíes mataron durante estos meses CINCO VECES más palestinos que durante el 2021. Más allá de los datos, números tan fríos, nos indigna la constante provocación de los militares sionistas, llegando incluso a atacar con gases y balas a los feligreses reunidos en la Mezquita de Al-Aqsa (Jerusalén), con un saldo de 200 heridos y 450 detenidos; y nos indigna la masacre contra los civiles (26 palestinos asesinados sólo en abril, entre ell@s 7 menores y tres mujeres) y los continuos bombardeos de los aviones del ejército israelí en la Franja de Gaza, como los del 18, 20 y 21 de abril. No es una guerra, más bien un exterminio, una limpieza étnica que sigue desde hace más de 70 años en contra de la población nativa, los y las palestinas.

Para quienes vivimos en México la guerra no es algo lejano, con formas y matices diferentes también en nuestro país la masacre parece imparable,con más de 360,000 asesinatos en los últimos 16 años y 99,000 desaparecid@s. La guerra en México tiene un tinte especialmente feminicida, cada día 10 mujeres son asesinadas por hombres, cobijados por un pacto patriarcal entre crimen e instituciones que deja en la total impunidad la inmensa mayoría de los delitos contra las mujeres. Es una guerra en la sombra, espectacularizada en las series televisadas pero nunca aceptada como tal, sin ninguna institución que se asuma la responsabilidad de que un país entero sufre las secuelas de ella: su exposición a la violencia cotidiana, su militarización, todas las recaídas psicológicas de un conflicto negado y minimizado, los desplazamientos internos, la ausencia de miles de “levantad@s”, el meticuloso abatimiento de luchadoras y luchadores sociales, la cuenta sin fin de “daños colaterales”, el drama de las balas perdidas y el asesinato de la niñez. El único freno posible ante la catástrofe, en México como en Medio Oriente, parece ser la auto-organización de los pueblos y los barrios, incluyendo en ella su propia defensa ante los actores que los agreden.

Nosotr@s, como colectivo internacionalista Nodo Solidario, sabemos que nuestra voz no cuenta nada, pero no podemos dejar de denunciar y seguir organizándonos como otros miles de colectivos y organizaciones pues somos parte de esta inmensa mayoría que sufre las decisiones de los poderosos, que pone los muertos, que se reconstruye sobre los escombros humeantes y que, con el furor del amor a la vida, se indigna por cualquier ser humano pisotead@ en el mundo.

A las madres, padres, abuelos y abuelas, herman@s e hij@s de cualquier lugar en guerra como Kurdistán, Palestina, México… y de nuestro barrio: un abrazo que sea un escudo contra bombas, balas e injusticias. Qué el miedo cambie de lado.

Colectivo Nodo Solidario México

25/04/2022