Comunicato della Brigada Campeche

PRONUNCIAMENTO BRIGADA CAMPECHE – LEER EN ESPAÑOL
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Dal 3 al 6 marzo una brigata organizzata dai compagni e compagne del Nodo Solidale e composta da attivistx No Tav, Collettivo Zapatista di Lugano (Svizzera), Ostile Serigrafia Ribelle, S.O.A. Molino (Svizzera), Pirineo Aragonés (Spagna) ha attraversato la penisola dello Yucatan, principalmente nello stato di Campeche, incontrando comunità in lotta contro il megaprogetto del “Tren Maya”.
Durante la Gira por la Vida in Europa le compagne e i compagni zapatiste/i e il Congreso Nacional Indígena (CNI) hanno condiviso l’esistenza di una lotta contro l’ennesima grande opera inutile; l’idea di questa brigata é nata nel contesto di un’ottica internazionalista, che vada aldilá del turismo rivoluzionario.

In Messico dal 2018 con l’elezione di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) del partito MORENA (movimiento de regeneracion nacional), il governo si propone di portare avanti la autodefinita “quarta trasformazione” del paese, incentrata sulla realizzazione di grandi opere attraverso le parole d’ordine di progresso e sviluppo. Aldilá delle promesse elettorali e di un cambio di paradigma tanto decantato contro il neoliberismo,la “quarta trasformazione” in realtà prosegue nel solco delle storiche politiche di oppressione e sfruttamento delle risorse a danno dei popoli originari,dei delle contadini/e, oltreché della classe lavoratrice. Il tutto a beneficio delle grande imprese, dell’oligarchia e del settore turistico, vera e propria impresa di devastazione di territori sempre più modificati in base alle sue esigenze.

Una di queste grandi opere è il “Tren Maya”, un collegamento ferroviario ad alta velocità che minaccia i territori e le culture della penisola dello Yucatan e del Chiapas. Il treno, che collegherà le zone più turistiche della regione, è in realtá pensato al 70% per il trasporto delle merci e al 30% per turismo di lusso, non di certo per il trasporto locale.
La sua realizzazione comporterà la distruzione di grandi parti di selva, minando il fragile equilibrio naturale della regione.Purtroppo un certo consenso verso l’attuale governo non sta creando le condizioni per una mobilitazione importante, nascondendo, dietro la facciata di ipocrite promesse di “modernità”, il disatro che verrá. Ma molte delle comunità locali vedono questo progetto imposto come una minaccia diretta alla loro esistenza.

Fin da subito il “Tren Maya” ha mostrato il suo vero volto: irregolarità, corruzione, minacce, militarizzazione, violenze verso le comunità, sfociate anche in sequestri e omicidi.

Nello stato di Campeche lungo le tratte 1 e 7 abbiamo incontrato due realtà che sono nel processo di opposizione al Tren Maya. Passare insieme momenti quotidiani, conoscendoci in spazi di convivialità, ha aiutato la condivisione delle esperienze di lotta e delle reciproche prospettive e  preoccupazioni. Abbiamo così provato a riconoscerci al di là delle differenze e delle distanze geografiche frapposte tra noi. In entrambe le occasioni abbiamo allestito un laboratorio di serigrafia con i e le giovani delle comunità, sperimentando una pratica di unione di lotta e arte. Nei momenti assembleari partendo dai quesiti e dalle curiosità di chi abbiamo incontrato, abbiamo condiviso la storia e gli strumenti di lotta del movimento No Tav, aiutandoci con mappe, video e cronologie degli eventi. In seguito, le due realtà ci hanno raccontato dettagliatamente la loro storia, il proprio processo di organizzazione e la situazione attuale della grande opera.

Il nascente collettivo VIDAS (collettivo in difesa del territorio, dell’acqua della selva e della vita del territorio Maya) riunisce alcune famiglie del territorio circostante all’ejido Don Samuel, vicino ad Escárcega (Stato di Campeche), crocevia di transito mercantile, non lontano dalla frontiera con il Guatemala; zona di transiti migratori e flagellata dal crescente aumento della presenza narco. A partire dal 2020 le comunitá della zona, organizzati nella UDETEM (Unione degli ejidos in difesa del territorio Maya), si sono impegnate in una denuncia penale contro la società che aveva ricevuto l’appalto del tratto dell’opera, la Barrientos y Asociados.  La nascita del nuovo collettivo  risponde alla necessità di creare comunità, spazi di autorganizzazione e formazione per le nuove generazioni per costruire opposizione sociale critica nei confronti della rassegnazione, che vada oltre al piano legale della resistenza al megaprogetto.

Il CRIPX (Consejo Regional Indigena y Popular de Xpujil) è un’organizzazione fondata nel 1994 a partire da una lotta per l’accesso all’acqua, che lavora nelle comunità attorno a Xpujil in mezzo alla selva nella riserva naturale di Calakmul. Gli ambiti di azione sono l’educazione popolare, la sostenibilità agricola e alimentare e la salute comunitaria attraverso il recupero della medicina tradizionale maya. Come il collettivo Vidas, sta praticando la via giuridica per rallentare i lavori. Nonostante la vittoria in tribunale contro la costruzione della Tratta 7, l’opera prosegue a causa dell’impiego dell’esercito nazionale- anche in qualità di costruttore materiale dell’opera in alcune tratte- , in quanto il Tren Maya è stato classificato come opera di importanza strategica per la nazione.

Nonostante le condizioni avverse, entrambe le realtà conosciute hanno una progettualità a lungo termine per opporsi integralmente alle dinamiche tanto neoliberiste che progressiste di distruzione del tessuto sociale, dell’ambiente e della vita. La creazione di autonomia è il fulcro della loro resistenza.

A partire dalle loro richieste, come brigata ci assumiamo la responsabilità di diffondere la lotta contro il mal chiamato Tren Maya e di continuare ad alimentare una rete internazionalista di solidarietà e complicità. Seguiremo la Carovana el Sur Resiste che avrà luogo dal 25 aprile al 7 maggio e nei prossimi mesi organizzeremo tra Italia, Svizzera e Spagna iniziative informative e a sostegno.

La semilla de la complicidad está plantada, esperemos regarla con cuidado y que florezcan en nuestros territorios aún mas luchas y rebeldías.

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VERSION EN ESPAÑOL
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Desde el 03 hasta el 06 de marzo se dió una brigada promovida por lxs compas del Nodo Solidale (Italia-México), donde participaron activistas del movimiento NO TAV (Italia), del Colectivo Zapatista de Lugano (Suiza), de 0stile Serigrafía Ribelle (Italia), del S.O.A. Molino (Suiza), y un compa del Pirineo Aragonés (España); cruzó la Península de Yucatán, principalmente en el estado de Campeche, encontrando unas comunidades en lucha contra al megaproyecto “Tren Maya”.

En la Gira por la Vida en Europa, lxs compas zapatistas y del Congreso Nacional Indígena compartieron la existencia de una lucha contra al enésimo megaproyecto de destrucción; la idea de esta brigada nació en el contexto de una perspectiva internacionalista que vaya más allá del turismo revolucionario.

En México desde 2018, con la elección de Andrés Manuel López Obrador (AMLO) del partido MORENA (movimiento de regeneración nacional), el gobierno se propone llevar a cabo la autonombrada “Cuarta Transformación” del país, centrada en la realización de grandes obras a través de las consignas de progreso y desarrollo. Más allá de las promesas electorales del tanto citado cambio de paradigma contra al neoliberalismo, prácticamente la Cuarta Transformación sigue el rumbo de las políticas históricas de opresión y explotación de los recursos en contra de los pueblos originarios, de lxs campesinxs y de la clase trabajadora en general. Todo esto beneficia las grandes empresas, la oligarquía y el sector turístico, verdadera empresa de la devastación de territorios que se están transformando siempre más a menudo según las exigencias del mercado.

Uno de estos megaproyectos es el “Tren Maya”, un ferrocarril de alta velocidad que amenaza a los territorios y a las culturas de la Península de Yucatán y de Chiapas. El tren – que conectará las zonas más turísticas de la región – en realidad está pensado para el transporte de un 70% de carga y un 30% de turismo de lujo; no está pensado para el trasporte de la gente local. Su realización comportará la destrucción de grandes partes de selva, minando el frágil equilibrio natural de la región. Lamentablemente, un cierto consenso hacia al actual gobierno no está creando las condiciones hacia una movilización “de masa”, escondiendo – tras la fachada de promesas hipócritas de la “modernidad” – el desastre que va llegando. Hay, pero, muchas comunidades locales que ven este proyecto impuesto como una amenaza a sus existencias.

Desde el principio el Tren Maya ha demostrado su verdadera cara: irregularidades, corrupción, amenazas, militarización, violencias hacia a las comunidades, con una escalada de secuestros, desapariciones y homicidios.

En el estado de Campeche alrededor de los tramos 1 y 7, encontramos dos realidades que están en proceso de oposición al Tren Maya. Vivir juntxs momentos cotidianos, conociéndonos en espacios de convivialidad, nos ayudó a compartir experiencias de lucha y la reciprocidad de las perspectivas y preocupaciones. Entonces intentamos reconocernos más allá de las diferencias y de las distancias geográficas que se interponen. En ambas ocasiones se dio un taller de serigrafía con las y los jóvenes de las comunidades, experimentando la práctica de la unión entre lucha y arte. En los momentos asamblearios compartimos la historia y las herramientas de lucha del movimiento NO TAV, a partir de las preguntas y desde las curiosidades de quienes nos encontramos, a través de mapas, videos, cronologías de los eventos. En un segundo momento, las comunidades nos contaron detalladamente sus historias, sus procesos de organización y la situación actual frente al megaproyecto.

El recién nacido colectivo VIDAS (colectivo en defensa del territorio, del agua, de la selva y de la vida del territorio Maya) reúne algunas familias del territorio circunstante al Ejido Don Samuel, cerca de Escárcega (Campeche), crucero de tránsito mercantil, no muy lejano de la frontera con Guatemala; zona de paso de las migraciones y afectada por el aumento exponencial de la presencia narco. A partir de 2020, las comunidades de la zona, organizadas en la UDETEM (unión de los ejidos en defensa del territorio maya) se ocuparon en una denuncia penal en contra de la sociedad encargada del Tramo 1 del Tren Maya, la Barrientos y Asociados. El surgir de este nuevo colectivo responde a la necesidad de crear comunidad, espacios de autoorganización y formación para las nuevas generaciones, para construir una oposición social crítica a la resignación, que pueda ir más allá del plan de la mera lucha legal como forma de resistencia al megaproyecto.

El CRIPX (Consejo Regional Indígena y Popular de Xpujil) es una organización fundada en 1994 a partir de una lucha para el acceso al agua, que trabaja en las comunidades alrededor de Xpujil, en la selva de la reserva natural de Calakmul. Los ámbitos de acción son la educación popular, la sustentabilidad agrícola y alimentaria, y la salud comunitaria a través de la recuperación de la medicina tradicional maya. Así como el colectivo VIDAS, el CRIPX está llevando a cabo la vía legal para atrasar la obra. Aunque la victoria del amparo en contra de la construcción del Tramo 7, la obra sigue en construccion a través del uso del ejército nacional – que también está encargado de la construcción material de la obra en esto y otros tramos – porque el Tren Maya ha sido clasificado como “obra de importancia estratégica para la nación”.

Aunque las condiciones adversas, ambas realidades que conocimos tienen una visión de largo plazo para oponerse integralmente a las dinámicas – tanto neoliberales como progresistas – de destrucción del tejido social, del medioambiente y de la vida. La creación de autonomía es el centro de sus resistencias.

A partir de sus necesidades, como brigada asumimos la responsabilidad de difundir la lucha en contra del mal llamado Tren Maya, de seguir alimentando una red internacionalista de solidaridad y complicidad. Seguiremos la Caravana “el Sur Resiste” que se dará desde el 25 de abril hasta al 7 de mayo; y en los próximos meses organizaremos eventos informativos y de apoyo en Italia, Suiza y España.

La semilla de la complicidad está plantada, esperemos regarla con cuidado y que florezcan en nuestros territorios aún más luchas y rebeldías.