“CHI SIAMO? PER COSA LOTTIAMO? COME LOTTIAMO?” L’organizaciòn Popular Francisco Villa De Izquierda Independiente (OPFVII)

Le parole che seguono sono un importante strumento per iniziare a conoscere l’OPFVII attraverso il suo operato, il suo modo di organizzarsi e la sua storia; un’ introduzione che possa  accompagnare il breve tour italiano in cui sarà possibile ascoltare di persona una delegazione dell’OPFVII ed il suo confronto con i movimenti e le realtà italiane che la accoglieranno e su cui presto vi daremo maggiori informazioni.

La trascrizione che segue  è l’intervento dell’Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente durante un’iniziativa internazionale di confronto sulle lotte sull’abitare e nei quartieri periferici svoltasi il 7 Agosto del 2022. All’iniziativa, svoltasi nella comunità di Acapatzingo, hanno partecipato in presenza  l’’OPFVII, rappresentata da delegat* provenienti da differenti comunità, insieme ad alcuni compagni del Nodo Solidale con il ruolo di traduttori, mentre da remoto ha visto la partecipazione di compagni e compagne del Quarticciolo Ribelle e del Comitato di Quartiere Quarticciolo, da Roma e della Piattaforma Soluzioni Abitative di Pisa.

Lo scambio è avvenuto attorno a tre domande: Chi siamo? Per cosa Lottiamo? Come lottiamo e come portiamo avanti il nostro lavoro politico?  

Chi siamo?

L’OPFVII è un’organizzazione sociale che raccoglie sostanzialmente settori sociali con rivendicazioni legate alla casa come disoccupati, operai, professionisti, donne di casa e studenti, che cercano una soluzione a rivendicazioni immediate come servizi di fornitura d’acqua e luce, fogne, salute, lavoro ed educazione, e chiaramente la casa.

L’organizzazione nasce nell’anno 1986, sicuramente molto ha avuto a che vedere con il movimento sociale del ’68 che, non solo a Parigi ma, anche in Messico è stato molto forte ed è stato uno spartiacque nella vita politica del Paese. Inoltre nel settembre del 1985 a Città del Messico ci fu un terremoto molto forte, ed è questo il momento in cui il movimento inizia a organizzare le persone che erano rimaste senza casa sia per colpa del terremoto, che gli aveva distrutto la casa, sia per colpa degli sgomberi del governo nei confronti di chi non poteva pagare l’affitto.  L’organizzazione nasce organizzandosi insieme a queste persone.

Siamo un’organizzazione Sociale ma abbiamo integrato all’OPFVII una personalità giuridica legale sotto forma di cooperativa e associazione civile. Per noi questa organizzazione legale non ha molta importanza anche se senza dubbio è necessaria per accedere ai fondi per la casa che eroga il governo.

Per risolvere i nostri problemi quotidiani che affrontiamo come organizzazione utilizziamo soprattutto meccanismi d’autogestione e autogoverno come i lavori collettivi, o una cassa di risparmi autogestita o con i vari meccanismi che attiviamo per permetterci di sostenere la costruzione delle case. Siamo coscienti che per risolvere tutti questi problemi non basta l’autorganizzazione all’interno della struttura della nostra organizzazione ma è necessaria una trasformazione radicale e complessiva del presente e della società.

Per questo nel nostro agire politico ci dichiariamo indipendenti dai partiti e dallo stato. Rivendichiamo l’organizzazione e la mobilitazione popolare come strumento di lotta, e a partire da questo sottolineiamo la possibilità di gestire strumenti organizzativi a partire dal livello di impegno e partecipazione all’interno dell’organizzazione.

Per cosa lottiamo?

La pratica dell’OPFVII nel corso di anni ci ha permesso di unire una grande numero di persone all’interno dell’organizzazione; persone che sono coscienti del fatto che oltre alla lotta vertenziale per raggiungere delle soluzioni è necessaria la lotta politica, non intesa come la partecipazione alla politica parlamentare e ai giochi di stato, ma come sviluppo dell’analisi della realtà a partire dalla solidarietà all’interno e tra le nostre lotte, nel rifiuto del sistema di sfruttamento in cui viviamo, ma principalmente, nello sforzo quotidiano per costruire una nuova società e per costruire il socialismo.

Come lottiamo? Come portiamo avanti il nostro lavoro politico?

Il primo principio che regola la nostra vita politica è creare organizzazione, coscienza e potere popolare. Per noi questo è fondamentale perché la costruzione della coscienza insiste su tutti gli assi lungo cui si sviluppa l’organizzazione che sono: SCIENZA, CULTURA e FORMAZIONE POLITICA.

Per noi queste tre forme di azione si devono articolare attraverso la scienza intesa come materialismo, attraverso la cultura contribuendo a rendere tutti questi processi parte della nostra vita quotidiana, e parte del nostro agire giorno per giorno dalle nostre famiglie al collettivo e viceversa.

La formazione politica serve affinché ogni cosa che facciamo abbia una postura politica situata in un contesto storico, ambientale e sociale, contesto da sempre caratterizzato dal saccheggio, dal disprezzo, dall’espropriazione e dalla repressione dello Stato e del sistema capitalista nei nostri confronti. Per questo crediamo che è importante sempre discutere ciò che facciamo secondo questi tre principi e lungo questi tre assi.

Seguendo i nostri principi, una volta iniziato a costruire questo processo di coscienza attraverso le azioni di politica quotidiana, mettiamo in campo azioni di potere popolare che sostanzialmente sono azioni attraverso cui la società esprime un alto livello di coscienza, consapevoli del fatto che queste azioni di potere popolare trasformeranno sicuramente il nostro piccolo mondo che viviamo e auspicabilmente il mondo intero sostenendo un processo di trasformazione sociale della realtà.

A partire da questi due ambiti abbiamo costruito una struttura in cui l’istanza massima è il nostro Congresso di Massa che si tiene ogni due anni; il congresso ci indica che fare in questo periodo e nei periodi successivi determinando la vita quotidiana delle nostre comunità e della struttura.

Al di sotto del congresso di trova la Commissione politica considerando il congresso come la nostra direzione massima. Al di sotto, o meglio di fianco, della Commissione politica si trova il Coordinamento del Consiglio Generale dei Rappresentanti, composto dai rappresentanti incaricati di ognuna delle istanze, delegate da una a tre persone per definire il lavoro, coordinare, dare visibilità e sensibilizzare queste istanze all’interno delle comunità.

Al di sotto di queste ci sono le commissioni che sono 8, si trovano in ogni comunità e sono nominali e sono: Vigilanza, Manutenzione, Gestione, Visite, Comunicazione, Salute, Agricoltura, Sport ed Educazione e Cultura. Nell’ultimo congresso sono state inserite la Commissione di Finanza, per la costruzione della Talega, la nostra istanza autonoma di risparmio economico, e la Commissione Infanzia che sta promuovendo la costruzione permanente di incontri periodici tra giovani.

In questo modo di presentare e disegnare la nostra struttura si potrebbe pensare che siamo una struttura di tipo verticale. Ma senza dubbio ogni istanza può proporre all’assemblea, l’assemblea può proporre alle commissioni e queste al congresso per comunicare con tutte le altre. La nostra forma di prendere decisioni non ha un ordine rigido tra i differenti livelli, perché tutti i livelli devono esserne coinvolti, ed è difficile tracciarne un’immagine secondo uno schema chiaro.

Credo che il centro di questo processo sia la presa di decisioni. Utilizziamo un processo di presa di decisioni chiamata centralismo democratico dove le singole istanze e le decisioni devono passare da organi assembleari come il Congresso, il Consiglio dei Rappresentanti, le assemblee delle comunità o le commissioni in cui deve essere presente, e non solamente rappresentata, la maggioranza. Il centralismo democratico è un principio che ci sostiene fin dalla fondazione dell’organizzazione negli anni ’80.

Il terzo principio su cui ci fondiamo è la solidarietà con le lotte dei popoli, in basso e a sinistra, che contribuisce al fatto che le comunità, le commissioni e la stessa organizzazione si mobilitino. Questo perché crediamo che non possiamo trasformare da soli la società perché per farlo è necessario unirsi ad altri.

Il Quarto principio è quello di contribuire alla costruzione di una dimensione di mobilitazione nazionale nel contesto messicano stimolando l’appartenenza, e promuovendo l’idea, di un’organizzazione in tutto il paese.

Crediamo anche che il raggiungimento del socialismo e quanto abbiamo raccontato finora non siano solo un orizzonte da raggiungere ma qualcosa che stiamo già mettendo in pratica, e che possa essere un esempio di quanto si possa fare all’interno delle città, per permetterci di organizzarsi.

Per noi ciò che già stiamo realizzando è il progetto di una vita degna e crediamo che abbia a che vedere con le nostre necessità materiali come la casa, per garantire delle migliori condizioni di vita, ma crediamo anche che sia necessario lavorare sulla collettività, ed è su questo che devono intervenire le commissioni.

Per il controllo territoriale la Commissione di Vigilanza si occupa di tutto ciò che riguarda la sicurezza; la Commissione di Salute assume la salute come aspetto comunitario da affrontare collettivamente imparando tutti a condividere conoscenze legate ad essa; la Commissione “Manutenzione” è incaricata di rendere reali le trasformazioni che dalla casa provvisoria portano alla realizzazione di case definitive, o che ciò che si trova al di fuori dalle case sia gradevole ed accogliente, perché per noi, una vita degna, non è solo avere una casa decente ma che anche il contesto in cui si trova sia gradevole; la Commissione “Liste” che ha come obbiettivo l’autoamministrazione e che cerca di costruire in questo un processo dove tutti noi siamo capaci di unire le nostre risorse e le nostre forze e, a partire da questo, costruire con ciò che abbiamo una comunità più gradevole; la Commissione “Sport” che ha come obbiettivo recuperare il ritmo biologico e proporre la fisicità come parte della salute comunitaria anche in relazione con le relazioni sociali che implica.

Le ultime tre commissioni sono la commissione “Agricoltura” che ha l’obbiettivo di promuovere l’amore per la madre terra, ma anche discutere nelle comunità sul senso dell’autonomia alimentare, e su come ognuno di noi deve trasformare o produrre i propri alimenti in modo naturale e organico.

Poi c’è la Commissione “Cultura”, una delle più importanti all’interno del nostro tessuto comunitario, che genera il processo all’interno del quale l’organizzazione deve essere vista come una scuola, una scuola comunitaria che ci insegni a vivere in questa maniera, ma anche ad essere critici, propositivi ed analitici e, a partire da questo, dar vita all’uomo nuovo che vogliamo.

La Commissione “Comunicazione” che è la nostra voce al di fuori delle comunità, è la commissione che comunica, attraverso il nostro giornale, i social network, il nostro sito e la nostra radio, e realizza materiali che raccontano chi siamo e come facciamo le cose.

In coda ma non per importanza c’è la Commissione “Finanza” che è impegnata nella costruzione della Talega che è lo strumento che stiamo costruendo per accumulare delle nostre risorse economiche e non essere dipendenti dai fondi statali in maniera tale da poter costruire in futuro le nostre case, comprare terreni per noi e generare progetti produttivi cooperativi legati alle arti e mestieri.

Poi c’è la Commissione “Infanzia e Giovani” su cui stiamo lavorando e che serve affinché i bambini apprendano ad organizzarsi fin dall’infanzia, senza l’aiuto o le imposizioni degli adulti e, sempre a partire dalle loro stesse voci. Questo è necessario per combattere una società come la nostra che è adultocentrica, dove i sogni dei bambini sono sempre interpretati dagli adulti e per questo abbiamo costruito incontri tra giovani, che abbiamo realizzato in più occasioni, che ci danno la possibilità di ascoltarli e renderli partecipi nella vita dell’organizzazione affinché in futuro siano loro che la prendano nelle proprie mani.

Tutto questo sfocia in un universo di attività pratiche come i picchetti, le giornate di lavoro collettivo, la risoluzione di conflitti interni o verso l’esterno, i contributi economici periodici e permanenti, le attività sportive come passeggiate comuni, la maratona, le sfide sportive. Nel caso della commissione agricoltura la coltivazione, la raccolta, la vendita dei prodotti. La scuola popolare, la realizzazione di laboratori teorico-pratici nelle case della cultura, l’aiuto compiti, l’organizzazione di cineforum come strumento di conoscenza critica e sicuramente anche con l’utilizzo della radio e gli altri canali di comunicazione o anche le campagne di salute nelle differenti comunità e così via.

Per concludere credo che noi con la pratica e la discussione che abbiamo avuto in oltre 30 anni di organizzazione abbiamo realizzato comunità dove vivere tranquilli, in pace, sicuri, e che questo è un presupposto permanente in questa costruzione che permette a ognuno e ognuna di noi di sentirsi compiaciuto, integrato, parte di una comunità, che per noi chiaramente sarà sempre la cosa principale. La comunità è ciò che ci offre riparo, sicurezza, pace, solidarietà e chiaramente giustizia ed una serie di valori che lo stato ed il sistema capitalista ci vogliono sottrarre. Ma attraverso i processi comunitari cerchiamo di recuperare quanto ci vogliono sottrarre per costruire luoghi di vita più salubri e quartieri autonomi in questa città gigante.