Di seguito riportiamo la traduzione di Acento, ideas para el combate un bollettino mensile di Tejiendo Organización Revolucionaria (TOR) dove ci presentano “un mosaico di fonti e riferimenti per affrontare i problemi del nostro tempo da una prospettiva rivoluzionaria. Di fronte al rumore dei media e alla velocità travolgente dei social network, proponiamo di fare una pausa e di porre l’accento sulla costruzione di teoria per la lotta per la vita e contro il capitalismo”. In Quest’occasione abbiamo deciso di tradurre e pubblicare il numero di Giugno 2024 in quanto risorsa preziosa e ricca di spunti per approfondire la questione del crimine organizzato, della militarizzazione del territorio e delle conseguenze che hanno sulla popolazione locale. Continua la lettura di Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico [Accento, Giugno 2024]
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17 anni da quella notte: con Renato nel cuore
Autodifesa Medica: Pantere Nere e Ezln – Introduzione
Di seguito riportiamo l’introduzione al volume italiano “Autodifesa Medica – Pantere Nere e Ezln”, traduzione a cura del Nodo solidale del volume “Autodefensa Medica – Panteras Negras y Zapatistas” di Zineditorial recentemente pubblicata nella collana Quaderni della Complicità Globale in collaborazione con Elementi Kairos.
A Jaime Alberto Montejo Bohórquez (1964-2020), compagno della Brigada Callejera che ci ispira ogni giorno a lottare per la salute dellə oppressə
Introduzione
Ancora dentro la pandemia COVID-19 ed a oltre un anno dalla Gira por la Vida[1] intrapresa dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e dal Congresso Nazionale Indigeno (CNI) attraverso i paesi europei, ci siamo imbattutə in Autodefensa Medica: Panteras Negras y Zapatistas e ci è sembrato appropriato tradurlo. Per contribuire con umiltà ai complessi dibattiti sulla salute e sulla cura al tempo dei lockdowns e del green pass, in una fase di crisi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e dell’assalto dei privati alla sanità, per porre domande e non ricette pronte.
La pandemia che ci ha travoltə dall’inizio del 2020 non è ancora finita e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima a scuotere la comunità internazionale. Il caso del Monkey pox (vaiolo delle scimmie) ne è un esempio, ma soprattutto, nulla è stato fatto per rallentare l’espropriazione e la devastazione ambientale che avanzano rapidi e mettono ogni giorno sotto stress gli ecosistemi negli angoli più remoti del pianeta. In Italia la pandemia ha incontrato un Sistema Sanitario Nazionale (SSN) allo stremo il cui spirito universalistico, conquistato grazie alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori negli anni ’70, è stato sempre più messo in discussione ed al margine dall’avanzata del paradigma neoliberista. Tre sono i dati che ci danno la radiografia dello stato di salute del SSN: 37 miliardi di euro tagliati in meno di 10 anni, la frammentazione di un sistema nazionale in 20 piccoli sistemi regionali, con la conseguente stratificazione in apparati sanitari di serie A e di serie B, l’aziendalizzazione della sanità. La parità di bilancio è diventata quindi più importante della salute delle persone. Questo è il modello che ci è stato imposto.
Nel nome dell’austerità e del debito pubblico, negli anni passati, siamo statə testimoni di una lenta distruzione della sanità pubblica; oggi, al contrario, per uscire dalla pandemia si ricorre agli investimenti del Piano Nazione Ripresa e Resilienza (PNRR). Ma quale direzione stiamo prendendo? Per ora non percepiamo un cambio di parole d’ordine, nessuna iniziativa che provi a ribaltare il paradigma che vuole la sanità come un campo di profitto, in una Salute come bene comune. Speriamo di sbagliarci.
Ma come si potrà uscire da una sanità come complesso industriale biomedico e delle assicurazioni? Come allontanarsi da una sanità intesa come industria della salute e fonte di profitto per privati e assicurazioni?
Cosa vuol dire prendersi cura della propria salute? Che ruolo ha la salute nella nostra società? È possibile immaginare insieme una salute che rompa i vizi secolari di una medicina pensata da maschi bianchi per maschi bianchi? Ripensare una scienza nata come biopotere estirpato dalla capacità di cura comunitaria e personale, così come dai corpi delle donne? Combattere il suo essere strumento di normalizzazione sociale e dominio coloniale? Si può rompere la catena che inserisce la medicina in un campo di creazione di profitto, all’interno di un sistema di sfruttamento e sovrapproduzione? Sarà possibile re-immaginare la figura medica, non come parte della classe dominante, ma come una figura alleata delle classi oppresse nella lotta contro le disuguaglianze sociali, incidendo nei determinanti di salute?[2] Una figura che incarni un sapere condivisibile e a disposizione della collettività e non una figura di potere che agisce per interessi egoistici e di casta?
Alcune domande ce le poniamo da anni, altre ce le ha fatte sorgere l’esperienza vissuta con il COVID-19. Questioni a cui sarà fondamentale rispondere collettivamente.
La pandemia è piombata sulle nostre vite come un macigno inaspettato, un virus diffusosi rapidamente in tutto il mondo e un’epidemia che abbiamo imparato a interpretare piuttosto come una sindemia[3]. Una malattia estremamente influenzata dai contesti socio-ambientali in cui si diffonde, che acuisce le diseguaglianze sociali ed economiche e colpisce in maniera più aggressiva dove si vive lavorando più del dovuto, in condizioni igienico-sanitarie malsane, in case piccole e sovraffollate, in quartieri inquinatissimi. Il COVID-19 non è stata una semplice malattia dell’essere umano, ma una malattia dell’ecosfera[4] perché nasce in un mondo dove la deforestazione, la cementificazione, l’industrializzazione selvaggia e gli allevamenti intensivi invadono gli ecosistemi naturali. Questa devastazione ambientale obbliga gli animali selvatici alla vicinanza con l’umano, così come i loro batteri e virus, favorendo la possibilità dello spillover (salto di specie). Inoltre le infinite e rapide connessioni internazionali ne consentono una diffusione globale.
Mentre leggevamo e studiavamo, provavamo a discuterne, ma il dialogo era problematico, non fluiva per la complessità del tema e la difficoltà ad affrontare le insidie della vita ai tempi della pandemia covid-19. Non siamo riuscitə ad avere idee chiare e condivise sull’utilità delle misure sanitarie imposte dai governi, su quali fossero le più importanti, su quanto ci si dovesse affidare solo al lockdown e al vaccino e quanto bisognasse invece lavorare su un approccio più sistemico alla questione. In Italia la discussione è stata violenta, così tanto polarizzata su fazioni opposte da non mostrarci la possibilità di individuare soluzioni collettive e condivise. Sicuramente ci è parso lampante come la gestione della salute collettiva e la medicina possano essere armi di un potere enorme in mano agli Stati e di quanto questo sia in grado di entrare nelle nostre vite.
Lo scrivere questa introduzione ci ha preso molto tempo, proprio per la capacità di questo libro di mettere al centro quello che durante la pandemia in Italia era difficile discutere: il ruolo della salute nella costruzione di una società. Forse per noi discutere su questi temi risultava faticoso perché l’autonomia la vediamo troppo lontana e non siamo abituatə a viverla, quindi sognare insieme e mettere in campo soluzioni altre.
Ci è sembrato importante tradurre questo libro perché ci fa vedere di come la salute sia un campo di lotta, di come può essere uno strumento fondamentale all’interno di una cornice trasformatrice del presente, soprattutto di due organizzazioni politiche che rispettiamo per la loro traiettoria, le Pantere Nere e l’EZLN. Non per avere idee chiare su questi problemi, ma per desiderare di poter ribaltare tutto e riscriverlo da capo, dal basso e da sinistra. Solo sognando possiamo immaginare una società fatta di cura reciproca, dove la salute non sia una merce, ma un diritto di tuttə. Solo costruendo organizzazione possiamo sognare insieme.
E leggere come le Pantere Nere sul tema della salute abbiano costruito un importante pilastro di emancipazione, significa aprirsi ad uno straordinario e storico esempio di organizzazione e di lotta. In che modo abbiano cercato e trovato forme di prevenzione e cura per problemi concreti che allo Stato non interessavano perché considerati problemi “solo dei neri”. Come abbiano saputo tradurre il proprio pensiero e la propria azione in organizzazione sociale dal basso, coniugando salute, denuncia e presa in carico delle proprie condizioni materiali. La clinica del popolo “Frank Lynch”, le Pantere Nere l’hanno costruita sulla terra su cui avrebbero dovuto edificare una super autostrada che avrebbe isolato e diviso il quartiere.
Le cliniche zapatiste sono nate prima dell’insurrezione armata, esempio di come la cura e la sua difesa fossero centrali per la riappropriazione delle proprie vite sottratte da 500 anni di colonialismo e di razzismo. Recuperare saperi ancestrali, appropriarsi dei saperi della medicina occidentale, integrarli, prevenire le malattie, riprendersi le terre rubate da Stato e latifondisti. Solo in questo modo potevano lottare per la vita. Perché se la lotta è per la vita, non può che essere una lotta per la salute. Ad oggi gli zapatisti e le zapatiste hanno costruito un sistema autonomo di cura che si avvale di sale operatorie, ambulanze per le emergenze, case di salute sparse nelle comunità, campagne di prevenzione e vaccinazione, laboratori di analisi. Inoltre un sistema di formazione, approfondendo temi come la salute pubblica, primo soccorso, fitoterapia e medicina ancestrale, educano promotorə di salute che si prendono cura della comunità.
Ma cosa possono insegnarci queste esperienze nel nostro contesto? Si deve costruire una sanità dal basso o si deve riconquistare il diritto gratuito alle cure? La strada da percorrere è autonoma ed indipendente dal Servizio Sanitario Nazionale oppure è fatta di vertenze e battaglie “interne”? Queste sono due posizioni in contraddizione o possono essere sviluppate in sinergia? Domande aperte che sta a tuttə noi rispondere collettivamente.
Infine,a scrivere questo libro è un collettivo autonomo messicano critico del governo di Lopez Obrador, che dietro la maschera di governo di “sinistra” riesce a portare a compimento i piani di un’economia neoliberista. Un collettivo non composto da professionistə della salute. Perchè la salute è delle persone che esse siano sanə o malatə, pazienti o dottorə.
Crediamo che solo attraverso percorsi simili si possa rispondere alle domande che ci ronzano per la testa, che il presente ci impone e che abbiamo voluto riportare in queste righe, nella speranza che la diffusione di questo libro ci aiuti a formulare risposte e a praticare nuove soluzioni.
Nodo Solidale
[1] Carovana dell’EZLN e del CNI che ha invaso l’Europa dal 11/06/2021 al 06/12/21 per condividere con i movimenti sociali europei le lotte e le forme di organizzazione e di resistenza contro il capitalismo estrattivista.
[2] Le analisi alla base di questi concetti e questi interrogativi sono esposte in importanti scritti come: Calibano e la strega di Silvia Federici, Nemesi Medica di Ivan Illich, Storia della follia in età classica di Michel Foucault.
[3] Horton R. Offline: COVID-19 is not a pandemic. Lancet. 2020
[4] Ernesto Burgio su Radio Onda Rossa
Per Saperne di più: link la traduzione di un Articolo di Raul Zibechi sull’edizione Messicana dal blog del collettivo internazionalista Carlos Fonseca.
Chiapas è Messico. STOP alla guerra ai popoli e alle comunità zapatiste
Il Chiapas è Messico e in Chiapas si concentrano oggi molte delle forme di violenza che affliggono tutto il Messico. La guerra imposta al nostro Paese dagli Stati Uniti, e che Felipe Calderón si è assunto il compito di interiorizzare, raggiunge ormai l’intero territorio nazionale. Il confine si è spostato a sud-est e con esso la guerra, una guerra che l’attuale amministrazione non ha fermato: 153 [1] mila 941 omicidi intenzionali, 42 [2] mila 935 persone scomparse e non ritrovate, 69 [3] giornalist* e 94 [4] attivist* in difesa della terra e del territorio, dei popoli indigeni e dell’ambiente assassinat* nel continuo processo di ricolonizzazione militarizzata e criminale all’interno dei sei anni di mandato del governo attuale.
Il Chiapas è il Messico, e come il resto del Paese, il Chiapas sta vivendo tempi di estorsioni, sparatorie, sfollamenti forzati, tratta di donne e migranti, narcotraffico, sequestri, omicidi di difensori del territorio, giornalisti, femicidi….
I fatti sono innegabili: a Chicomuselo, i paramilitari stanno tormentando la popolazione, causando sfollamenti forzati, affinché smetta di opporsi e permettere così la riapertura di una miniera di barite. Anche a Comalapa le dispute territoriali tra gruppi della criminalità organizzata stanno causando lo sfollamento forzato di migliaia di persone. Molto vicino a Tuxtla Gutiérrez, un autobus che trasportava illegalmente migranti si è ribaltato, uccidendo almeno 56 persone e ferendone altre 70. A Pantelhó, persone armate assassinano Simón Pedro, difensore dei diritti dei popoli indigeni e membro dell’organizzazione della società civile Las Abejas de Acteal. A Santa Martha, comune di Chenalhó, uomini armati attaccano famiglie vittime di sfollamento forzato e uccidono sette persone Tzotzil. A San Cristóbal de las Casas, gruppi armati si aggirano per la città, mostrando la loro capacità di mobilitazione e potenza di fuoco… L’elenco potrebbe continuare a lungo, poiché ogni giorno si verificano nuovi atti di violenza nello Stato del Chiapas.
Gruppi del crimine organizzato, narco-paramilitari e paramilitari operano nella più totale impunità in tutto il Chiapas. In risposta, il governo federale ha inviato l’esercito e la Guardia Nazionale in uno Stato che vede già una forte presenza militare dal 1994. Questa rimilitarizzazione non ha portato a una riduzione della violenza e delle attività illegali; al contrario, i gruppi del crimine organizzato hanno diversificato le loro attività economiche e hanno intensificato gli attacchi contro villaggi e comunità locali.
In questo contesto, i gruppi paramilitari e i gruppi di stampo paramilitare che operano impunemente in Chiapas da tre decenni hanno intensificato le loro azioni di guerra contro i popoli zapatisti. L’Organizzazione regionale dei coltivatori di caffè di Ocosingo (ORCAO), che almeno dal 2000 opera al servizio di diversi governi, partiti politici e gruppi di potere della regione, ha compiuto tra il 2019 e il 2023 più di 100 attacchi contro comunità zapatiste appartenenti al Caracol 10, Floreciendo la Semilla Rebelde, con sede a Patria Nueva, Junta de Buen Gobierno Nuevo Amanecer en Resistencia e Rebeldía por la Vida y la Humanidad. Gli attacchi, le aggressioni e le provocazioni sono costanti e si sono intensificati dal 2019. Le autorità zapatiste, le organizzazioni per i diritti umani e almeno tre missioni di osservazione civile hanno documentato e reso noto tutto ciò in rapporti pubblici e conferenze stampa. Condividiamo in allegato a questa dichiarazione un resoconto dettagliato di alcuni di questi attacchi.
Nell’ambito del sostegno nazionale e internazionale all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e al Congresso Nazionale Indigeno, l’8 giugno 2023, in Messico e nel mondo, abbiamo realizzato 72 azioni (36 nazionali e 36 internazionali) per rendere visibili queste denunce e per chiedere la fine della guerra contro i popoli zapatisti e la fine della guerra in Chiapas. Queste azioni di solidarietà hanno continuato a svolgersi in diversi Stati e Paesi. Le risposte sono arrivate poche settimane dopo: dal 19 al 22 giugno 2023, membri dell’ORCAO hanno compiuto nuovi attacchi coordinati contro tre comunità zapatiste: Emiliano Zapata, San Isidro e Moisés y Gandhi, che fanno parte della Regione Moisés y Gandhi e si trovano nel comune ufficiale di Ocosingo, in Chiapas. Gli attacchi andavano dall’incendio di appezzamenti di terreno agli attacchi armati. Queste aggressioni sono durate, in questa occasione, tre giorni dove sono stati sparati almeno 800 colpi di diverso calibro, oltre all’incendio di appezzamenti di terreno nelle vicinanze delle case di famiglie zapatiste.
Il 23 giugno, nella sua conferenza mattutina dal Chiapas, il capo dell’Esecutivo federale, accompagnato dal Segretario degli Interni, dal Segretario della Difesa Nazionale e dal governatore locale, ha minimizzato tanto il grave contesto che si sta vivendo in Chiapas quanto gli attacchi ampiamente documentati contro le comunità zapatiste. Inoltre, ha continuato con le denigrazioni contro le organizzazioni e le persone che difendono il territorio, i diritti umani e le organizzazioni che documentano e denunciano queste e altre forme di violenza.
Queste risposte, sia da parte dell’ORCAO che del presidente messicano, ci preoccupano e ci allarmano: l’ORCAO continua ad aumentare le sue operazioni armate, mentre il presidente messicano copre, con i suoi discorsi, gravi atti di violenza che sono chiaramente in crescita. La negazione, la minimizzazione e il travisamento di questa realtà comprovata diventano una cappa di impunità che protegge i gruppi paramilitari. Peggio ancora, il presidente del Messico ha ripreso il discorso dei suoi predecessori quando questi hanno sottolineato che questi conflitti erano tra gruppi locali o “tra comunità”, eludendo così ogni responsabilità dello Stato ed emulando Felipe Calderón nel suo offensivo «si uccidono tra di loro».
Questo panorama ci porta come individui, popoli e comunità organizzate, in Messico e in altre parti del mondo, a raddoppiare gli sforzi per fermare la guerra contro le comunità zapatiste e in Chiapas. Oggi ratifichiamo che l’attuale governo non solo non ascolta, ma continua a permettere e sostenere una strategia di guerra controinsurrezionale e criminale. Per queste ragioni, chiediamo di:
Denunciare la guerra contro i popoli zapatisti, e in Chiapas in generale, sottolineando la responsabilità del governo statale e federale.
- Realizzare campagne di informazione e azioni di solidarietà in tutto il paese e in altri paesi per informare su questa guerra contro i popoli e le comunità zapatiste e sulla guerra in Chiapas.
- Realizzare campagne di informazione e azioni di solidarietà in tutto il paese e in altri paesi per informare su questa guerra contro i popoli e le comunità zapatiste e sulla guerra in Chiapas.
- Da questo spazio di coordinamento nazionale, indiciamo dell giornate d’azione globale: “Stop alla guerra contro i popoli zapatisti. Dall’orrore della guerra alla resistenza per la vita”, il 13, 14, 15 e 16 luglio, con l’obiettivo di informare la società sulla situazione della guerra contro i popoli zapatisti e in Chiapas. Questa giornata comprenderà:
- Volantinaggi e distribuzione di materiali informativi
- Banchetti informativi
- Eventi artistici
- Mobilitazioni
Inoltre, tra il 24 e il 28 luglio terremo un forum nazionale che si articolerà lungo tre assi: violenza, giustizia e pace. Condividiamo anche che ci si sta preparando a svolgere un lavoro di osservazione e accompagnamento in territorio zapatista appena le condizioni lo permetteranno.
Chiamiamo a dispiegare tutta la solidarietà possibile con i popoli zapatisti, di non cadere nell’indifferenza e nell’evasione individualista di fronte agli attacchi che i popoli e le comunità di quello Stato stanno vivendo quotidianamente. Il Chiapas è Messico, e oggi il Messico e il mondo devono guardare e agire contro la guerra e a favore della pace, con giustizia e dignità.
Espacio de Coordinación Nacional
Alto a la guerra contra los pueblos zapatistas
Sabato 8 luglio 2023 alle ore 18 ci troveremo presso l’occupazione di Via del Porto Fluviale 18, Roma per parlare dell’attuale situazione di guerra in atto in Messico: di seguito il link all’evento Facebook:
Chiapas sull’orlo della Guerra civile – Iniziativa benefit
Di seguito invece trovare l’audio della trasmissione di Giovedì 6 luglio su Radio Onda Rossa con aggiornamenti sulla situazione nel paese.
http://www.ondarossa.info/redazionali/2023/07/guerra-corso-messico
Carovana e incontro internazionale “El Sur Resiste” – 24 aprile-7 maggio 2023
Brigata di salute solidale in carcere. Un racconto.
GRAZIE A TUTTX
Grazie al vostro appoggio solidale e complice e alle reti tessute negli anni di vita e lotta qui in Chiapas, siamo finalmente riuscitx a organizzare questa Brigata solidaria di salute nell’area femminile del carcere N°5, a pochi chilometri dalla gentrificata cittadina di Sancristóbal de Las Casas.
L’obiettivo della Brigada era quello di rompere per qualche ora la gabbia della solitudine, dell’abbandono, dell’ingiustizia e promuovere umanitá e accesso alla salute per le donne, bambine e bambini privatx delle loro libertá in una delle troppe carceri di questo turistico stato del sud del Messico. (In Chiapas ci sono 17 centri penitenziari, 14 statali, uno federale, Villa Comatitlan, e due per adolescenti,Tapachula e Berriozabal, oltre a Centri di detenzione migranti come il Siglo XX a Tapachula e decine di centri minori per migranti e rifugiatx)
Ci siamo organizzatx dal basso: il progetto Casa de Salud Comunitaria Yi Bel’Ik, la colletiva Cerezas, la Brigada Callejera de Apoyo a la mujer Eliza Martinez A.C., il Nodo Solidale, lavoratori e lavoratrici ribelli della salute in Italia e tutti e tutte voi, che ci avete appoggiato, ascoltato, dato fiducia e forza. Abbiamo percorso un cammino in salita fino alla fine proprio perché indipendenti e solidali: la Direzione del carcere non ci concesso da subito il permesso di entrare, pur conoscendo la situazione di necessitá e di abbandono nel tema della salute a cui sono sottoposte le detenute. Ma alla fine grazie all’appoggio di Medicos del Mundo-Suiza siamo riusciti a vincere la burocrazia e portare a termine la nostra iniziativa.
Dal 20 al 24 marzo di questo 2023, dalle 10 alle 4 del pomeriggio siamo entratx in questo tetro carcere e crediamo umilmente di aver portato, oltre le nostre varie competenze sul tema di salute, anche qualche risata complice, lacrima condivisa, ascolto mutuo e amoroso, calore umano e molti, molti preziosi abbracci.
Nel Numero 5 sono recluse circa 61 detenute (non c’é una lista ufficiale), di cui due donne incinte (una ha partorito due giorni dopo la Brigata), due bebé e un neonato di pochi giorni. L’ etá media é compresa tra i 18 e i 28 anni.
ATTIVITÁ REALIZZATE
- 54 visite mediche generali (con medicine per trattamenti immediati incluse)
- 23 consulte ginecologiche
- 30 citologie cervico uterine (con medicine per trattamenti immediati incluse)
- 2 visite pediatriche
- 6 visite con una psicoterapeuta
- 25 trattamenti con un osteopata
- 68 prove rapide di HIV e Sifilide (alle detenute ma anche a secondini e secondine)
- 19 raggi x (con radiologo e strumentazione a domicilio nelle istallazioni del carcere)
un donativo all’infemeria di farmaci basici, anche pediatrici
Abbiamo concludo la brigata il venerdi con un laboratorio su sessualitá e autoerotismo, un incontro ironico-pratico con giochi autoerotici e premi a cura della Brigata Callejera che é stato un successo e che speriamo di poter ripetere nei prossimi mesi.
Questi giorni di Brigata ci hanno quindi permesso di:
intervenire con una diagnosi e medicine nei casi riscontrati;
– mettere in rilievo casi cronici che hanno bisogno di terapie specifiche (diabete, disturbi della pressione, gastriti croniche ecc…);-identificare possibili urgenze mediche, come tumori al seno o alle ovaie, con bisogno urgente di studi clinici per escludere/confermare, ulcere gastriche, casi gravi di VPH, infezioni per Entamoeba histolytica e Salmonella enterica serovar paratyphi;
-isolare casi di incompatibilitá fisica (da qui la necessitá urgenti delle radiografie raccolte sul posto) o psicologica (almeno due sono i casi di trastorno psichiatrico identificati come rilevanti);
-identificare una serie di urgenze mediche che necessitano di analisi e studi clinici a medio termine
La maggior parte delle donne presenta irritazioni o funghi della pelle e, alcune, infezioni agli occhi dovute alle condizioni igeniche generali: umiditá nelle celle, acqua non sempre pulita, difficoltá nel lavare vestiti e coperte; sovraffollamento e mancata igiene dei bagni, senza acqua corrente. La stragrande maggioranza lamenta dolori di stomaco compatibili con gastrite e colite e non riceve nè l’alimentazione né la terapia adeguata. Molte e periodiche sono le infezioni da parassiti, che vengono erroneamente affrontate dalla Direzione con medicine spesso inadeguate senza il monitoraggio necessario attraverso analisi previe, o addirittura somministrando farmaci scaduti, come abbiamo avuto modo di costatare al nostro arrivo in carcere (due detenute passate a consulta generale hanno avuto un episodio di intossicazione dovuto alla ingesta di queste medicine). Siamo riuscitx a portare ad analizzare in laboratorio un campione di feci di una delle detenute ed ha rivelato ad esempio la presenza di Entamoeba histolytica e Salmonella enterica serovar paratyphi con relativo rischio di infezione per le altre donne.
Tutte hanno dolori alla schiena. Molte, troppe, a causa delle torture subite prima, durante e dopo l’arresto. Ma tutte sicuramente perchè costrette a dormire su una lastra di cemento che dovrebbe riprodurre un letto a castello nelle celle, spazi di 3 metri per tre con 6 detenute dentro. L’osteopata ha diagnosticato a tutte un appiattimento della zona dorsale come conseguenza generalizzata di questa condizione. La maggior parte soffre di insonnia o disturbi del sonno, abbiamo proposto loro una terapia naturale con valeriana e passiflora, ma evidentemente anche qui la ragione è strutturale e profonda.
Abbiamo potuto constatare con i nostri occhi lo stato dell’infermeria del carcere, gestita solo da un’infermiera e un paramedico che si turnano, e che conta con la presenza di una psicologa solo alcuni giorni della settimana. Poche medicine, assolutamente insufficienti a rispondere alle necessità della popolazione carceraria e cartelle dei pazienti disorganizzate o introvabili, come le terapie per malattie croniche… Non siamo riuscitx a trovare un defibrillatore in infermeria. Il dato più scioccante è l’assenza assoluta di un medico di base nell’infermeria, che ci è stata poi confermata dal Direttore il quale ha raccontato dell’esistenza di una convocatoria aperta e allo stesso tempo del rifiuto da parte dei medici causa le pessime condizioni di lavoro.
In totale, tra uomini e donne,sono rinchiusx nel Numero 5 circa 400 detenutx, più tutti i lavoratori e lavoratrici del anche loro soggetti a malattie e possibili traumi . Senza un medico, strumentazioni adeguate, medicine suffcienti, monitoraggio.
I trasferimenti dal carcere agli Ospedali della cittá con cui hanno convegni, o che le detenute scelgono e pagano, non avvengono in ambulanza ma su auto o mezzi privati, la maggior parte delle volte la benzina viene pagata dai detenuti e dalle detenute stesse.
Questi 5 intensi giorni ci hanno permesso quindi di avere da un lato un diagnostico delle condizioni generali di salute delle detenute, ma soprattutto di confermare lo stato generale delle condizioni carcerarie a cui sono sottoposte. Sovraffollamento, condizioni igeniche al limite, violenza sistematica, nessuna assistenza medica, abbandono e degrado delle strutture. Nella parte legale: razzismo in tutte le sue forme, assenza di traduzione in lingua indigena, tortura, difensori legali e giudici impreparati e corrotti, burocrazia e processi infiniti, falsificazione delle prove, corruzione… Queste solo alcune delle storie che ci sono state raccontate, sussurrate con dolore.
Queste donne sono accusate in maggioranza di omicidio volontario o tentato omicidio, furto aggravato, sequestro, corruzione di minori e tratta.
In realtá, nella maggior parte dei casi, sono vittime di un uomo.
Sono incarcerate per essersi difese da una violenza fisica o sessuale, per fuggire da padri violenti, per salvarsi la vita, per inganni e bugie dette da un uomo spietato, per un amore violento, cieco, tossico e tradito, per odio alla povertá, per sopravvivere, per ricatto sui figli, per paura.
Sono donne, indigene, povere, detenute e spesso madri. Non hanno scampo, se restano sole.
QUELLO CHE SEGUE
Quello che segue é un percorso da costruire, arricchito dai vincoli e dalle collaborazioni di questi giorni di lavoro insieme.
Con l’osteopata cerceremo di organizzare altre sezioni e soprattutto workshop per condividere conoscenze e pratiche di cura collettiva legata al massaggio e all’osteopatia.
Il pediatra continuerá a seguire i bambini che vivono in carcere con le loro madri.
Dalla collaborazione con Medicos del Mundo nasce l’idea di assicurare una volta al mese la presenza di una dottoressa del loro staff e almeno uno di noi promotori e promotrici per continuare il lavoro iniziato e ri-proporre i workshop di primo soccorso “Insieme ci curiamo” che per motivi di tempo non siamo riuscite a svolgere in questa brigata.
Speriamo inoltre che in alcuni casi parte dei dati e studi fatti possano aiutare e influire sui casi legali delle recluse, fino a raggiungere la libertá.
Quello che segue é sicuramente dare continuitá ai casi che hanno bisogno e urgenza di essere trattati facendo pressione sull’amministrazione carceraria ma soprattutto intervenendo laddove nulla si muova, per assicurare alle donne il loro diritto alla salute e dignitá.
Quello che segue é continuare a sognare e agire. Per un mondo finalmente libero dalle carceri.
SOLDI SPESI IN TOTALE: circa 3500 euro
Tirare il freno al treno del progresso e alla sua devastazione.
Cos’è il Tren Maya? A chi servirà? Cosa sta succedendo nella penisola dello Yucatan? Dal 3 al 6 marzo una brigata internazionalista ha attraversato questi territori e conosciuto le resistenze contro a questo megaprogetto. In questo podcast vi raccontiamo il contesto sociale, economico e politico di questo conflitto tra progresso neoliberale e resistenza contadina e indigena nello stato di Campeche.
Ascolta il podcast:
Comunicato della Brigada Campeche
PRONUNCIAMENTO BRIGADA CAMPECHE – LEER EN ESPAÑOL
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Dal 3 al 6 marzo una brigata organizzata dai compagni e compagne del Nodo Solidale e composta da attivistx No Tav, Collettivo Zapatista di Lugano (Svizzera), Ostile Serigrafia Ribelle, S.O.A. Molino (Svizzera), Pirineo Aragonés (Spagna) ha attraversato la penisola dello Yucatan, principalmente nello stato di Campeche, incontrando comunità in lotta contro il megaprogetto del “Tren Maya”.
Durante la Gira por la Vida in Europa le compagne e i compagni zapatiste/i e il Congreso Nacional Indígena (CNI) hanno condiviso l’esistenza di una lotta contro l’ennesima grande opera inutile; l’idea di questa brigata é nata nel contesto di un’ottica internazionalista, che vada aldilá del turismo rivoluzionario. Continua la lettura di Comunicato della Brigada Campeche
¡Casa y dignidad! – In onda su ROR con l’OPFVII
Ascoltate il Podcast della Trasmissione su Radio Onda Rossa con l’ Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente di Giovedì 3 Novembre 2022.
Continua la lettura di ¡Casa y dignidad! – In onda su ROR con l’OPFVII
Contro la militarizzazione e la guerra capitalista e patriarcale
Di seguito raccogliamo alcuni materiali audiovisuali in occasione della mobilitazione indetta dal Congresso Nazionale Indigeno (CNI), a 530 anni dall’inizio dell’invasione europea delle Americhe. In questo 12 ottobre si è chiamato il Messico e il mondo intero a mobilitarsi contro la militarizzazione nei territori zapatisti e indigeni (così come in troppe altre parti del pianeta), e contro tutte le guerre nel mondo imposte dal sistema capitalista e patriarcale.
Continua la lettura di Contro la militarizzazione e la guerra capitalista e patriarcale