Pubblichiamo la traduzione di un documento di Nodo de Derechos Humanos in merito al rinvenimento del campo di addestramento, tortura e sterminio nel ranch Izaguirre a Teuchitlán nello stato di Jalisco.
SUL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
E STERMINIO IN JALISCO.
Nodo de Derechos Humanos, 12 marzo 2025
Il ritrovamento del campo di sterminio nel ranch Izaguirre a Teuchitlán, Jalisco, lo scorso 5 marzo 2025, è un esempio della crudeltà e dell’atrocità normalizzata, istituzionalizzata e coperta in Messico. Le immagini e le testimonianze possono essere paragonate solo alle peggiori storie di genocidi nel mondo.
La descrizione degli atti brutali e disumani eseguiti per almeno tredici anni in quel luogo rivela una lunga lista di crimini perpetrati in modo sistematico e quotidiano. La negligenza delle autorità di Jalisco e federali dimostra qualcosa di più di una semplice omissione. Il ranch era già stato identificato dalle autorità nel 2017 in seguito alla testimonianza di un sopravvissuto. Nel settembre 2024, agenti della Guardia Nazionale hanno condotto un’operazione a Teuchitlán, arrestando dieci uomini armati con armi d’uso esclusivo dell’esercito. In nessuno di questi due momenti è stata avviata un’indagine da parte della Procura di Jalisco né da quella Generale della Repubblica. Persino dopo gli ultimi ritrovamenti nel campo di sterminio, la Procura dello Stato di Jalisco non ha fornito alcun rapporto ufficiale, il che è estremamente grave e finisce per implicare direttamente le autorità in questa lunga catena di esecuzione di crimini gravi e inumani.
Per la gravità dei crimini commessi nel ranch Izaguirre, siamo di fronte a vari tipi di genocidio e di crimini contro l’umanità. L’intento non è stato quello di commettere un genocidio fine a sé stesso, ma di lucrare, sfruttare, abusare, sottomettere, controllare e degradare i corpi con fini economici e di potere.
Siamo di fronte a un “genocidio tramite sterminio”, poiché sono state uccise più di una o due persone. È presumibile, dai racconti dei sopravvissuti e dalle caratteristiche dei crematori ritrovati, che le persone giustiziate siano state migliaia. Gli indizi rivelati dai video di Guerreros Buscadores mostrano che queste esecuzioni sono state perpetrate nelle forme più atroci. I probabili esecutori diretti (in questo caso il Cartello Jalisco Nueva Generación) hanno deliberatamente tolto la vita a queste persone per scopi economici e per rafforzare la loro struttura paramilitare.
Siamo di fronte a un “genocidio tramite sottomissione intenzionale a condizioni di esistenza che portano alla distruzione fisica”, poiché per raggiungere i propri obiettivi il cartello ha deciso di sfruttare migliaia di persone nelle condizioni più violente e precarie, per poi sterminarle in modo sistematico per almeno tredici anni.
Siamo di fronte a un “genocidio tramite trasferimento forzato di minori”, poiché secondo le testimonianze dei sopravvissuti, bambine sono state rapite e portate nel ranch per subire abusi e violenze sessuali da parte dei responsabili dell’operazione, prima di essere assassinate. Questi trasferimenti erano deliberatamente mirati a bambine di specifiche fasce d’età.
Siamo di fronte a un “genocidio tramite lesioni gravi all’integrità fisica e mentale delle persone”, non solo delle vittime giustiziate, ma di un’intera popolazione, poiché il danno emotivo si estende a tutte le famiglie e alle persone vicine alle vittime assassinate.
Siamo di fronte a “crimini di lesa umanità”, tra i più gravi e di rilevanza per la comunità internazionale nel suo insieme. Ciò deve portare a un’indagine approfondita e a una responsabilità penale individuale e strutturale. Il campo di concentramento e sterminio di Jalisco mette in evidenza una pratica generalizzata e sistematica contro la popolazione civile. È altamente probabile che autorità statali e federali, attraverso almeno tre amministrazioni presidenziali, fossero a conoscenza di questi crimini.
Siamo di fronte a un “crimine di lesa umanità per omicidio”, di “lesa umanità per schiavitù”, davanti a un “crimine di lesa umanità per trasferimento forzato di popolazione”, di “lesa umanità per privazione grave della libertà”, di “lesa umanità per tortura”, “per stupro”, “per schiavitù sessuale”, di fronte a “crimini di lesa umanità per sparizione forzata di persone”.
Tutti questi crimini sono inclusi nello Statuto di Roma, ma in questo caso non sono stati commessi per motivi di razza, etnia, religione o nazionalità, bensì per motivi di classe e genere (uomini e donne in cerca di lavoro e bambine). Il fine dello sterminio sistematico è stato quello di coprire uno sfruttamento estremo a beneficio di un’impresa illegale e soddisfare un sadismo senza limiti. Le vittime erano per lo più giovani tra i 20 e i 25 anni in cerca di lavoro, e altre erano bambine.
La tragica realtà del Messico, con un indice di impunità del 99%, le cifre delle atrocità e la configurazione di uno Stato criminale ci pongono di fronte a un bivio. Le vie legali sono inutilizzabili, perché lo Stato, funzionando attraverso reti clientelari e di impunità, non giudicherà sé stesso.
Mentre guardiamo con orrore il campo di concentramento e sterminio in Jalisco, probabilmente molti altri sono ancora attivi o in fase di installazione in tutto il Messico, sotto la protezione delle autorità locali, statali e federali. Lo sappiamo perché questa guerra dura dal 2006, perché atrocità di questo tipo sono diventate quotidiane da 19 anni.
Il terribile caso di Teuchitlán rivela una verità brutale: ecco dove finiscono i desaparecidos in Messico. Ci permette di percepire la crudeltà che ha portato a quei crematori, alimentata dal sadismo paramilitare dei cartelli e dall’avidità inumana e codarda di governanti e imprenditori, sia legali che illegali. Non esiste uno Stato in Messico senza sparizioni. Il sottosuolo di tutto il Paese è una gigantesca fossa comune.
È inevitabile che, nominando Teuchitlán, pensiamo a un genocidio che coinvolge autorità municipali, statali e federali. È difficile immaginare che i governatori di Jalisco degli ultimi dodici anni non sapessero di ciò che accadeva, ed è scandaloso che non abbiano avviato alcuna indagine. La risposta del governo di Claudia Sheinbaum è stata così debole da sembrare un insabbiamento.
L’orrore del campo di concentramento e sterminio nel ranch Izaguirre esige una risposta chiara e decisa da parte della società messicana e del mondo. Tuttavia, questa risposta rischia di seguire le vie dell’opportunismo politico e della costruzione di “verità storiche” che puniscono capri espiatori per mantenere impuniti i veri responsabili strutturali.
La risposta non può essere aprire la porta all’interventismo degli Stati Uniti con la scusa del terrorismo, poiché proprio gli Stati Uniti sono in gran parte responsabili del costante flusso di armi ai cartelli e della trasmissione di tattiche brutali simili a quelle promosse dalla Escuela de las Américas e dai suoi successori.
La risposta non può essere trasformare ancora una volta queste atrocità in strumento di propaganda elettorale, né usare l’alibi di un’opposizione opportunista per puntare all’oblio e all’impunità, come è successo ripetutamente con il caso Ayotzinapa e molti altri.
Non possiamo permettere che la questione venga minimizzata con una procura speciale, trattata come un caso emblematico per poi essere archiviata come un episodio isolato. È necessaria un’indagine sistemica e urgente, perché ciò che l’inferno di Teuchitlán rende evidente è che la codardia, il sadismo e l’avidità dei cartelli non hanno limiti, e coloro che dovrebbero combatterli sono spesso loro complici.
A partire dal 5 marzo 2025, tutti i sindaci, governatori e presidenti degli ultimi 19 anni devono essere considerati sospettati di genocidio e crimini contro l’umanità, perché lo sono.
Ma chi può indagare e punire coloro che, dallo Stato, sono stati o sono complici di questo genocidio quotidiano, se sono proprio loro a detenere il potere? Non poter rispondere con certezza a questa domanda è tragico. È sconvolgente che né le autorità di Jalisco nel 2017 né la Guardia Nazionale nel settembre scorso abbiano scoperto e avviato un’indagine su questo campo di sterminio. A farlo è stato il collettivo Guerreros Buscadores, ancora una volta la gente che, di fronte alla negligenza dello Stato, organizza il proprio dolore e il proprio coraggio per affrontare i mostri più brutali.
È chiaro, ancora una volta, che dove la crudeltà massacra e lo Stato seppellisce, le famiglie cercatrici trovano.
Dobbiamo avere ben chiaro che, se vogliamo sopravvivere e impedire che la crudeltà e l’orrore occupino ogni angolo del nostro Paese e della nostra quotidianità, non possiamo permettere di superare un altro limite verso il terrore e la normalizzazione della violenza.
Al di là della lotta politica tra potenti, questo deve essere un punto di svolta per tutto il Messico. Non possiamo continuare a ingoiare menzogne che costano vite, non possiamo smettere di denunciare coloro che usano lo Stato per arricchirsi e sono complici della trasformazione del Messico in un campo di sterminio.
È urgente gridare con forza e impegno:
¡Teuchitlán NUNCA MÁS!
Teuchitlán MAI PIÙ!
Nodo de Derechos Humanos
www.nodho.net