Quienes somos (texto en español)
Il Nodo Solidale nasce formalmente nel maggio 2007, e si autodefisce come un collettivo di militanti per la vita con un sogno rivoluzionario, piantato su due sponde dell’oceano, una in Messico e l’altra in Italia. L’idea principale è quella di tessere reti fra le realtà ribelli di entrambe le geografie.
Fin dall’inizio, il collettivo ha avuto questa caratteristica di vivere e agire politicamente in due “nodi” locali: avere radici in Italia, nei movimenti sociali e nelle esperienze di autogestione dal basso, e dall’altro lato, attraverso un gruppo di espatriat* (e non solo) stabilit* in Messico, alcun* dei quali da quasi vent’anni.
Questo ha profondamente influenzato modi, pratiche e idee del collettivo, caratterizzandolo come un hub capace di generare controinformazione e sinergie bidirezionali, progetti di appoggio mutuo e solidale, finanziamento dal basso, brigate di solidarietà internazionali con le comunità in resistenza e visite militanti dall’America all’Europa. Allo stesso tempo, ha costantemente promosso e sostenuto mobilitazioni e iniziative autogestite nei territori in cui si vive, sia in Messico che in Italia.
La composizione umana e politica del Nodo Solidale, sia in Messico che in Italia, è mutata e si è arricchita nel corso degli anni, grazie anche a questa particolare dimensione internazionalista. Nato come un piccolo collettivo vincolato all’area libertaria del movimento romano, si è trasformato in uno spazio più ampio, capace di superare i confini delle aree politiche di appartenenza e di legarsi attraverso la solidarietà e la complicità internazionale. In questa prospettiva, sin dalla fondazione nel 2007 abbiamo abbracciato i principi della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, lanciata dall’EZLN come un appello alla società per rispondere alla catastrofe capitalista e costruire una pluralità ribelle, caratterizzata da un agenda non elettorale, in basso e a sinistra.
L’idea comune e fondante del collettivo è la volontà di promuovere l’autonomia e favorire l’autorganizzazione popolare attraverso la pratica dell’autogestione, ovvero costruire appoggio mutuo, politico ed economico tra le organizzazioni in lotta.
Il tutto senza l’utilizzo di finanziamenti privati o istituzionali, ma costruendo alternative economiche autogestite negli spazi liberati e ribelli che ancora resistono all’idra capitalista, sui due lati dell’oceano. In questo processo abbiamo sempre confidato in una solidarietà dal basso che non ha bisogno del denaro dei ricchi o degli Stati perché sappiamo che da lì si genera, strutturalmente e salvo rare eccezioni, dipendenza e cooptazione. Inoltre molto spesso i finanziamenti delle grandi fondazioni, ONG e partiti politici snaturano il senso combattivo dei progetti popolari priorizzando la propria visibilità e profitto e annacquando, in nome della “neutralità” e della continuità dei finanziamenti, gli aspetti più conflittivi di un progetto sociale e politico. Vogliamo dimostrare, quindi, la possibilità, a piccoli passi, di una resistenza e di un sostegno popolare internazionale autogestito e autonomo, non delegato agli specialisti del settore della cooperazione.
Un altro principio importante è quello dell’affinità e dell’incontro delle differenze: Riconosciamo affinità nell’analisi e nelle pratiche, costruite sempre collettivamente, mantenendoci comunque lontani dall’omogeneità ideologica. Cerchiamo di costruire spazi di dialogo e di comprensione reciproca affinché le nostre differenze interne e quelle che abbiamo con altri processi non siano motivo di divisione ma di arricchimento della pluralità. Cerchiamo di dare un impulso fisico e psico-emotivo alla lotta senza costruire gerarchie o avanguardie, attraverso il lavoro politico complice e autorganizzato, pratico e umile, dove, proprio il lavoro condiviso diventa possibilità di ascolto e scambio con le organizzazioni sorelle.
Il contributo del Nodo all’arcipelago globale delle resistenze, è quindi quello di “tessere” comunità, attraverso una militanza basata in legami di amicizia politica organizzata. Nella pratica organizzativa del collettivo proviamo a prolungare l’amicizia – terreno solido della fiducia e dell’affinità – nel campo politico e rendere così l’atto di solidarietà un momento complice, conviviale ma organizzato e quindi riproducibile. Tessere “complicità globale” fra le lotte, unendo nell’atto conviviale della barricata, della cena popolare, della manifestazione, dell’accampata, del concerto, della brigata, del workshop un incontro tra processi che coincidono nella resistenza, cercando di rispettare sempre i tempi, i modi e gli spazi decisionali di ognun@.
Siamo figl* di una sola grande patria: l’umanità. E ci unisce un grande sogno, un mondo senza frontiere dove entrano molti mondi liberi: ¡Un mundo donde quepan muchos mundos! Come studenti della Escuelita Zapatista, ci siamo sentiti calorosamente a casa in una capanna nella Selva Lacandona; così ci siamo sentiti abbracciati nelle lunghe discussioni con i fratelli e le sorelle dell’Alleanza Magonista Zapatista (AMZ); abbiamo sentito la stessa paura e lo stesso coraggio durante i giorni difficili e magici dell’Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca, del blocco magisterial-popolare al km46 dell’Autostrada San Cristóbal-Tuxtla e delle notti passate ad assediare i cantieri della TAV in Val di Susa; abbiamo avuto freddo e ci siamo strett* sotto un tendone per sostenere i nostri prigionieri politici durante le visite a Santiaguito, a Texcoco, davanti alla Cattedrale di San Cristobal o di fronte il carcere di Rebibbia a Roma; abbiamo conosciuto la repressione assassina in Palestina, in Kurdistan, a San Juan Copala, a San Sebastián Bachajón, a Guerrero, in Italia, in Argentina e in Brasile e i maledetti gas lacrimogeni asfissiano uguale ovunque, così come le pallottole uccidono nello stesso modo. Le stesse ferite in tutti i continenti. E troppo lunga la lista dei caduti e delle cadute a noi car*, gli/le sheit, l@s martires di un mondo più giusto, i fratelli e le sorelle che piangiamo e che ci spingono a lottare, a provarci ancora, a sorridere e ricominciare dopo ogni sconfitta.
LA NOSTRA STORIA DI SOLIDARIETÀ ATTIVA
Benchè la maggioranza di noi è giunta in Messico attratta dal potente messaggio di ribellione dello zapatismo, fin dall’inizio del nostro cammino abbiamo volto lo sguardo in basso a sinistra, all’immenso arcipelago delle resistenze locali del Messico profondo. Abbiamo mosso quindi i primi passi complici nella Comune di Oaxaca della APPO, poi ai sobborghi autorganizzati di Cittá del Messico, alle esperienze di autodifesa comunitaria di Guerrero, alla frontiera e al massacro di migranti e donne che li si consuma, ai mega-progetti neocoloniali che devastano e spopolano ampli territori in Messico. Ovviamente l’esperienza di autonomia dell’EZLN e la collaborazione con le basi d’appoggio zapatiste in Chiapas è stata e resta il principale riferimento politico del collettivo, il nostro comun denomitore più importante.
Negli anni abbiamo camminato insieme alla Otra Campaña e ai prigionieri politici di San Salvador Atenco; alle comunità indigene di OIDHO nello stato Oaxaca, al CODEDI e l’occupazione dell’ex-Finca Alemania nella Sierra Sur zapoteca, alle scuole popolari nella mixteca e nella zona Triqui; al lato di Radio Ñomdaa e con la lotta delle famiglie dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa in Guerrero; con i/le libertar* del CAMA e della Verde Morada, le lavoratrici sessuali di Brigada Callejera e la lotta della casa dei “Panchos” nell’immensa Città del Messico; ai compas di Samir Flores e della radio comunitaria di Amilcingo, nel Morelos di Emiliano Zapata, o con le comunità rurali dello stato di Campeche in resistenza contro il devastante Tren Maya. In Chiapas, sul cammino tracciato dall’EZLN, abbiamo tessuto la rete “Semilla Digna” con le comunità locali del Congresso Nazionale Indigeno (CNI); abbiamo lottato per la liberazione dei prigionierx politici e la denuncia costante del sistema carcerario coloniale; abbiamo studiato e condiviso la molteplicità dei mondi e dei saperi nel CIDECI Unitierra; abbiamo impulsato spazi sociali autogestiti e cooperativi nel seno dell’autonomia di quartieri di periferia come Cuxtitali, a San Cristóbal de Las Casas. Abbiamo camminato e ancora camminiamo tra numerosi sentieri ribelli, portando in spalla il bagaglio politico delle nostre specifiche militanze nelle lotte territoriali che animiamo in ogni latitudine, ma anche portando in ogni incontro il polline di altre lotte conosciute e apprezzate, come per esempio l’eroica resistenza del popolo palestinese e l’incredibile organizzazione popolare curda. Cerchiamo sempre di non perdere il filo rosso che unisce le mille forme di rifiutare e combattere il capitalismo, il razzismo e il patriarcato nel mondo.
Molti sono stati i progetti e brigate che in questi anni abbiamo potuto organizzare, respirare e vivere. Per noi la brigata o il progetto concordato con la organizzazione/comunità complice è realmente uno strumento, un ponte per entrare nel mondo dei/lle nostr* compagn*, scoprirne i modi, le forme, le strategie, le culture che fanno ricca e unica la loro resistenza. E da lì, ascoltiamo, osserviamo e impariamo. Diversi i temi messi a condivisione negli anni, dalla comunicazione popolare alla costruzione di forni, dalla panetteria comunitaria alla serigrafia, dall’autodifesa allo sport, dall’autoformazione politica alla salute comunitaria.
Dentro e molto oltre il Nodo Solidale in Chiapas, sul solco di una salute promossa dal basso, nasceva nel 2016 la Casa di Salute Comunitaria Yi’bel Ik’, Raíz del Viento, nel quartiere periferico di Cuxtitali, San Cristobal de Las Casas. Qui abbiamo coltivato fino al 2023 il seme dell’autocura, della prevenzione comunitaria e della promozione di una salute integrale e degna per tutt*.
Dentro e molto oltre il Nodo Solidale, ancora a Cuxtitali, il 3 Maggio 2021 apriva le sue porte il GAP Barrio Bravo, una palestra autonoma e popolare che costruisce un approccio allo sport con una visione libera da forme dominanti, sessiste, razziste e competitive. Un’alternativa sana e costruttiva all’alienazione della società capitalista, aprendosi specialmente ai bambin* e giovani del quartiere. Uno spazio comunitario di costruzione di pace dal basso, ancora oggi attivo, in un’area ferocemente attraversata dalla violenza innescata dal Narco-stato.
In Italia le iniziative di contro-informazione e di denuncia sono state costanti, decine di dibattiti, cene, seminari, proiezioni, volantinaggi, striscioni, proteste, conferenze e presentazioni. Per dieci anni (dal 2010 al 2020) lo spazio di produzione e diffusione delle attività menzionate è stata la Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomie (PIRATA), un’alleanza stretta con il collettivo zapatista di Lugano (Svizzera), l’Osservatorio America Latina dell’XM24 (Italia, Bologna), poi cambiato a Nomads, e nei primi tempi anche il Grassroot Project (Olanda). Molti singoli/e di vari Paesi europei hanno attraversato questa Piattaforma collaborando tanto nelle brigate in Messico quanto nelle iniziative e nei notiziari radio che periodicamente si realizzavano per tenere alta l’attenzione sulle lotte di entrambi i continenti. L’iniziativa principale, anche per la raccolta dei fondi, era la Sagra del Peperoncino Ribelle, una kermesse autogestita presentata per anni al csoa Forte Prenestino di Roma, al XM24 di Bologna e al CSOA Il Molino di Lugano.
Un’altra attività particolarmente importante per il Nodo Solidale, soprattutto in Italia, è stata la produzione editoriale di testi e libri intorno ai temi cari al collettivo. Sia dai primi opuscoli in b/n, per gli infoshop autogestiti, fino alla creazione di una piccola casa editrice autogestita (Kairos, moti contemporanei) con cui si è diffuso parte del pensiero critico forgiato nei dibattiti e nelle lotte del movimento sociale messicano e latinoamericano. Le presentazioni dei libri sono divenute così un altro strumento di auto-formazione e di diffusione, contatto e relazione con tantissimi attori sociali e politici nel territorio italiano: centri sociali, associazioni, scuole, campeggi in territori in lotta e altri collettivi politici di tutte le aree politiche del movimento.
La parte italiana del collettivo, inoltre, ha dato vita e sostenuto vari “tour” di organizzazioni e singoli compagn* dal Messico, diffondendo le loro voci nella fitta rete dei contatti e amicizie politiche di questi ultimi 18 anni. Con l@s compas di Oidho, Brigada Callejera, Panchos si è potuti stringere legami forti con il loro arrivo in Italia e allo stesso tempo si è potuta portare in prima persona la denuncia delle atrocità del neocolonialismo in Messico, la guerra perenne del Narco-stato contro ogni lotta in molti posti del Paese. A livello europeo il collettivo ha preso parte anche all’organizzazione delle tappe romane dell’EuroCaravana 43 Ayotzinapa (2015) e alla Gira por la Vida de los zapatistas nel 2021, entrambe particolarmente emotive per tutt* noi.
Dalla nascita della Casa di Salute Comunitaria e, ancora di più dopo il Covid, il Nodo Solidale in Italia è riuscito a collegarsi, tra le altre cose, con reti militanti nel campo della salute: medici, paramedici, infermier*, formatori, erboriste e streghe che già partecipano ai movimenti sociali. Quest* compagn* si sono avvicinat* al nostro piccolo collettivo per iniziare a costruire qualcosa di simile a “Brigate di Salute Internazionaliste”. Questa sinergia ha dato vita negli anni a diverse Brigate di salute con differenti processi sociali e organizzazioni in Messico, dalle carceri alle lavoratrici sessuali di Tepito, dalle occupazioni di case alle comunità indigene ribelli del Chiapas e Oaxaca. Le Brigate di salute, come tutte le Brigate di solidarietà e complicità costruite dal Nodo Solidale, si tessono e si formano dal basso attraverso un processo che inizia in Italia con incontri, formazione politica ed eventi di solidarietà e di finanziamento, a cui segue il viaggio in Messico e l’esperienza politica, umana, vivenziale e formativa che condividiamo, culminando con spazi di racconto e condivisione collettiva al ritorno in Italia/Europa.
GUERRA TOTALE, RESISTENZA GLOBALE, AZIONE LOCALE
Partiamo dalla comprensione che viviamo in una guerra permanente e totalizzante che si presenta con facce diverse nei diversi territori che abitiamo.
È la guerra del capitalismo contro l’umanità (e contro la natura stessa). L’intensità della barbarie è differente in ogni posto, l’urto violento del capitalismo e dei suoi agenti armati è solito essere più violento nella periferia dell’impero ma comunque invade ferocemente anche le vite e gli spazi delle più moderne metropoli occidentali, con leggi speciali e discriminanti, con modelli di vita, sfruttamento e consumo imposti all’immensa maggioranza delle classi subalterne. La 4a Guerra Mondiale, dice l’EZLN, o la 3a Guerra Mondiale, la chiama il PKK; coincidiamo che si tratta di un’offensiva totale sui nostri territori e sui nostri corpi in ogni parte del mondo, una guerra ideologica che entra anche nella sfera intima di ognun@ di noi ed è particolarmente brutale sul corpo e sulla vita delle donne. In questo contesto, ci posizioniamo nella resistenza sia come soggetti combattenti sia come costruttori/costruttrici di una pace con dignità e giustizia sociale. Questo posizionamento per noi implica la comprensione della sopravvivenza organizzata e del radicamento territoriale come difensivo e offensivo, come spazio indispensabile per misurare, capire ed agire il cambiamento. Ci attraversa una tensione per radicarci e lottare dal territorio, non come agenti esterni ma facendoci complici dei soggetti locali in lotta dalla collettività, dalla dignità e dalla libertà, promuovendo l’autonomia e l’autogestione come strumenti di organizzazione popolare. Assumiamo questa guerra capitalista come una fase di una lunghissima dominazione patriarcale, per cui facciamo dell’organizzazione delle donne un principio fondamentale e dell’autocritica come pratica indispensabile di analisi collettiva.
Questa è la nostra umile prospettiva di collettivo internazionalista, che continua a domandarsi a ogni passo: chi accompagna chi? Se la migliore solidarietà è la lotta stessa, qual’è la differenza tra solidarizzare e lottare? Se siamo tutt* in punti diversi della stessa trincea, che importa il colore della pelle o il timbro sul passaporto? Forse suona come una provocazione, ma facciamo queste domande sia a coloro che continuano a misurare le lotte con il metro occidentale della propria dottrina rivoluzionaria, sia a coloro che fanno dell’etnicità l’argomento di una nuova superiorità postcoloniale.
Quella che viviamo è una guerra contro l’umanità, e oggi quanto c’è di più umano è proprio lottare contro questa guerra, organizzat*.
QUIENES SOMOS
El colectivo Nodo Solidale nació formalmente en mayo de 2007 y se define como un colectivo de militantes por la vida con un sueño revolucionario, plantado en las dos orillas del océano: una en México y otra en Italia. La idea principal es tejer redes entre las realidades rebeldes de ambas geografías.
Desde el principio, el colectivo ha tenido la característica de vivir y actuar políticamente en dos “nodos” locales: por un lado, con raíces en Italia, en los movimientos sociales y en las experiencias de autogestión/autonomía desde abajo; y por otro, a través de un grupo de personas expatriadas (y no sólo) asentadas en México, algunas de las cuales desde hace casi veinte años.
Esto ha influenciado profundamente las formas, prácticas e ideas del colectivo, caracterizándolo como un nodo capaz de generar contrainformación y sinergias bidireccionales, proyectos de apoyo mutuo y solidario, financiamiento desde abajo, brigadas de solidaridad internacional con comunidades en resistencia y visitas militantes de Europa a México y viceversa. Al mismo tiempo, ha impulsado y organizado movilizaciones, eventos iniciativas autogestionadas en los territorios donde se vive, tanto en México como en Italia.
La composición humana y política de Nodo Solidale, en ambos Países, ha cambiado y se ha enriquecido con los años, también gracias a esta peculiar dimensión internacionalista . Nacido como un pequeño colectivo vinculado al ámbito libertario del movimiento romano, se ha transformado en un espacio más amplio, capaz de superar los límites de las áreas políticas de pertenencia y de enlazarse mediante la solidaridad y la complicidad internacional. En esta perspectiva, desde la fundación en 2007 hemos abrazado los principios de la Sexta Declaración de la Selva Lacandona, lanzada por el EZLN como un llamado a la sociedad para responder a la catástrofe capitalista y construir una pluralidad rebelde, caracterizada por una agenda no electoral, desde abajo y a la izquierda.
La idea común y fundacional del colectivo es la voluntad de promover la autonomía y favorecer la autoorganización popular a través de la práctica de la autogestión, es decir, construir apoyo mutuo político y económico entre las organizaciones en lucha.
Todo esto sin recurrir a financiamientos privados o institucionales, sino construyendo alternativas económicas autogestionadas en los espacios liberados y rebeldes que aún resisten a la hidra capitalista, en ambos lados del océano. En este proceso siempre hemos confiado en una solidaridad desde abajo que no necesita del dinero de los ricos ni de los Estados, porque sabemos que de allí se genera, estructuralmente y salvo raras excepciones, dependencia y cooptación. Además, con mucha frecuencia, los financiamientos de grandes fundaciones, ONG o partidos políticos desnaturalizan el sentido combativo de los proyectos populares, priorizando su propia visibilidad y ganancia, y diluyendo —en nombre de la “neutralidad” y la continuidad de los fondos— los aspectos más conflictivos de un proyecto social y político. Queremos demostrar, entonces, la posibilidad —paso a paso— de una resistencia y de un apoyo popular internacional autogestionado y autónomo, sin delegar a los especialistas del sector de la cooperación.
Otro principio importante es el de la afinidad y el encuentro en la diferencia. Reconocemos afinidad en los análisis y en las prácticas, siempre construidas colectivamente, manteniéndonos sin embargo alejados de la homogeneidad ideológica. Buscamos construir espacios de diálogo y comprensión mutua, para que nuestras diferencias internas y las que tenemos con otros procesos no sean motivo de división, sino de enriquecimiento de la pluralidad. Intentamos dar un impulso físico y psicoemocional a la lucha, sin construir jerarquías ni vanguardias, a través de un trabajo político cómplice y autoorganizado, práctico y humilde, donde el trabajo compartido se convierte justamente en una oportunidad de escucha e intercambio con las organizaciones hermanas.
La contribución del Nodo al archipiélago global de las resistencias es, por tanto, la de “tejer” comunidad, a través de una militancia basada en lazos de amistad política organizada. En la práctica organizativa del colectivo intentamos prolongar la amistad —terreno sólido de confianza y afinidad— en el campo político, y hacer del acto de solidaridad un momento cómplice, convivial pero organizado y por lo tanto reproducible. Tejer “complicidades globales” entre las luchas, uniendo en el acto convivencial de la barricada, de la cena popular, de la manifestación, del plantón, del concierto, de la brigada, del taller, un encuentro entre procesos que coinciden en la resistencia, intentando respetar siempre los tiempos, modos y espacios decisionales de cada quien.
Somos hijxs de una sola gran patria: la humanidad. Y nos une un gran sueño: un mundo sin fronteras donde quepan muchos mundos libres. Como estudiantes de la Escuelita Zapatista, nos sentimos como nuestro hogar una choza de la Selva Lacandona; así como nos sentimos abrazads en las largas discusiones con lxs hermanxs de la Alianza Magonista Zapatista (AMZ); sentimos el mismo miedo y el mismo coraje durante los días difíciles y mágicos de la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca, del bloqueo magisterial-popular en el km 46 de la autopista San Cristóbal-Tuxtla y de las noches pasadas sitiando los trabajos del TAV en el Valle de Susa; tuvimos frío y nos apretamos bajo una carpa para apoyar a nuestras presas y presos políticos durante las visitas a Santiaguito, en Texcoco, frente a la catedral de San Cristóbal o ante la prisión de Rebibbia en Roma; conocimos la represión asesina en Palestina, en Kurdistán, en San Juan Copala, en San Sebastián Bachajón, en Guerrero, en Italia, en Argentina y en Brasil, y los malditos gases lacrimógenos asfixian igual en todas partes, así como las balas matan de la misma forma. Las mismas heridas en todos los continentes. Y demasiado larga la lista de nuestrs caidxs, lxs sheit, lxs mártires de un mundo más justo, lxs hermanxs que lloramos y que nos impulsan a seguir luchando, a intentarlo una vez más, a sonreír y a empezar de nuevo después de cada derrota.
NUESTRA HISTORIA DE SOLIDARIDAD ACTIVA
Aunque la mayoría de nosotrxs llegó a México atraídx por el poderoso mensaje de rebeldía del zapatismo, desde el inicio de nuestro camino volvimos la mirada hacia abajo y a la izquierda, al inmenso archipiélago de resistencias locales del México profundo. Así dimos nuestros primeros pasos de complicidad en la Comuna de Oaxaca de la APPO; luego en los barrios autogestionados de la Ciudad de México; en las experiencias de autodefensa comunitaria de Guerrero; en la frontera y en la masacre de migrantes y mujeres que allí se perpetra; en los megaproyectos neocoloniales que devastan y despueblan amplios territorios de México. Por supuesto, la experiencia de autonomía del EZLN y la colaboración con las bases de apoyo zapatistas en Chiapas ha sido y sigue siendo el principal referente político del colectivo, nuestro denominador común más importante.
A lo largo de los años hemos caminado junto a la Otra Campaña y a lxs presxs políticxs de San Salvador Atenco; con las comunidades indígenas de OIDHO en el estado de Oaxaca; con el CODEDI (Comité de Defensa de los Derechos Indígenas) y la ocupación de la ex Finca Alemania en la Sierra Sur zapoteca; con las escuelas populares en la Mixteca y en la zona triqui; junto a Radio Ñomdaa y con la lucha de las familias de los 43 desaparecidos de Ayotzinapa, en Guerrero; con lxs libertarixs del CAMA (Colectivo Autónomo Magonista) y de la Verde Morada; con las trabajadoras sexuales de Brigada Callejera y con la lucha por la vivienda de la casa de los “Panchos” en la inmensa Ciudad de México; con lxs compas de Samir Flores y la radio comunitaria de Amilcingo, en el Morelos de Emiliano Zapata; y con las comunidades rurales del estado de Campeche en resistencia contra el devastador Tren Maya.
En Chiapas, siguiendo el camino trazado por el EZLN, tejimos la red Semilla Digna con las comunidades locales del Congreso Nacional Indígena (CNI); luchamos por la liberación de lxs presxs políticxs y denunciamos constantemente el sistema penitenciario colonial; estudiamos y compartimos la multiplicidad de los mundos y saberes en el CIDECI-Unitierra; impulsamos espacios sociales autogestionados y cooperativos en el seno de la autonomía de barrios periféricos como Cuxtitali, en San Cristóbal de Las Casas.
Hemos caminado y seguimos caminando por numerosos senderos rebeldes, cargando en los hombros el bagaje político de nuestras específicas militancias en las luchas territoriales que animamos en cada latitud, pero también llevando a cada encuentro el polen de otras luchas conocidas y apreciadas, como por ejemplo la heroica resistencia del pueblo palestino o la increíble organización popular kurda. Siempre intentamos no perder el hilo rojo que une las mil formas de rechazar y combatir al capitalismo, al racismo y al patriarcado en el mundo.
Muchos han sido los proyectos y brigadas que a lo largo de estos años hemos podido organizar, respirar y vivir. Para nosotrxs, la brigada o el proyecto acordado con la organización o comunidad cómplice es realmente una herramienta, un puente para entrar al mundo de nuestrxs compañerxs, descubrir sus modos, formas, estrategias, culturas que hacen rica y única su resistencia. Y desde ahí, escuchamos, observamos y aprendemos. Han sido diversos los temas compartidos a lo largo del tiempo: desde la comunicación popular hasta la construcción de hornos, desde la panadería comunitaria hasta la serigrafía, desde la autodefensa hasta el deporte, desde la autoformación política hasta la salud comunitaria.
Dentro y mucho más allá del Nodo Solidale en Chiapas, sobre el surco de una salud promovida desde abajo, nació en 2016 la Casa de Salud Comunitaria Yi’bel Ik’, Raíz del Viento, en el barrio periférico de Cuxtitali, San Cristóbal de Las Casas. Allí cultivamos hasta 2023 la semilla del autocuidado, de la prevención comunitaria y de la promoción de una salud integral y digna para todxs.
Dentro y mucho más allá del Nodo Solidale, también en Cuxtitali, el 3 de mayo de 2021 abrió sus puertas el GAP Barrio Bravo, un gimnasio autónomo y popular que promueve un enfoque del deporte libre de formas de dominación, sexismo, racismo y competitividad. Una alternativa sana y constructiva frente a la alienación de la sociedad capitalista, que se abre especialmente a lxs niñxs y jóvenes del barrio. Un espacio comunitario para la construcción de paz desde abajo, todavía activo hoy en día, en una zona ferozmente atravesada por la violencia desatada por el narco-Estado.
En Italia, las iniciativas de contrainformación y denuncia han sido constantes: decenas de debates, cenas, seminarios, proyecciones de documentales, volantes, pancartas, protestas, conferencias y presentaciones de libros. Durante diez años (de 2010 a 2020), el espacio de producción y difusión de estas actividades fue la Plataforma Internacionalista por la Resistencia y la Autogestión Tejiendo Autonomías (PIRATA), una alianza con el colectivo zapatista de Lugano (Suiza), el Osservatorio América Latina del XM24 (Italia, Bolonia), posteriormente conocido como Nomads, y en los primeros tiempos también con el Grassroot Project (Países Bajos). Muchas personas de distintos países europeos atravesaron esta plataforma colaborando tanto en brigadas en México como en iniciativas y noticiarios radiales que periódicamente se realizaban para mantener viva la atención sobre las luchas en ambos continentes. La iniciativa principal, también en términos de recaudación de fondos, fue la Sagra del Peperoncino Ribelle, un evento autogestionado presentado durante años en el CSOA Forte Prenestino de Roma, en el XM24 de Bolonia y en el CSOA Il Molino de Lugano.
Otra actividad especialmente importante para Nodo Solidale, sobre todo en Italia, ha sido la producción editorial de textos y libros sobre temas importante para el colectivo. Desde los primeros folletos en blanco y negro, para los infoshops de las okupas, hasta la creación de una pequeña editorial autogestionada (Kairos), con la cual se difundió parte del pensamiento crítico forjado en los debates y luchas del movimiento social mexicano y latinoamericano. Las presentaciones de libros se convirtieron así en una herramienta más de autoformación y difusión, contacto y relación con numerosos actores sociales y políticos en el territorio italiano: centros sociales, asociaciones, escuelas, campamentos en territorios en lucha y otros colectivos de todas las áreas del movimiento.
La parte italiana del colectivo, además, ha impulsado y acompañado diversas giras de organizaciones y compañerxs desde México, difundiendo sus voces en la densa red de contactos y amistades políticas construida en estos 18 años. Con lxs compas de OIDHO, Brigada Callejera y los Panchos se pudieron tejer lazos fuertes a partir de su llegada a Italia, y al mismo tiempo se pudo llevar en primera persona la denuncia de las atrocidades del neocolonialismo en México, la guerra perpetua del narco-Estado contra cualquier forma de lucha en muchas regiones del país. A nivel europeo, el colectivo también participó en la organización de las etapas romanas de la EuroCaravana 43 Ayotzinapa (2015) y de la Gira por la Vida del EZLN en 2021, ambas experiencias profundamente emotivas y formativas para todxs nosotrxs.
A partir del nacimiento de la Casa de Salud Comunitaria, y aún más después del Covid, Nodo Solidale en Italia logró conectarse, entre otras cosas, con redes militantes en el ámbito de la salud: médicxs, paramédicxs, enfermerxs, formadorxs, herboristas y “brujas” que ya participan en movimientos sociales. Estxs compañerxs se acercaron a nuestro pequeño colectivo para comenzar a construir algo similar a Brigadas de Salud Internacionalistas. Esta sinergia ha dado vida, a lo largo de los años, a diversas brigadas de salud con diferentes procesos sociales y organizaciones en México: desde las cárceles hasta las trabajadoras sexuales de Tepito, desde las ocupaciones de viviendas hasta las comunidades indígenas rebeldes de Chiapas y Oaxaca. Las brigadas de salud, como todas las brigadas de solidaridad y complicidad construidas por Nodo Solidale, se tejen y forman desde abajo a través de un proceso que comienza en Italia con encuentros, formación política y eventos de solidaridad y financiamiento, seguido por el viaje a México y la experiencia política, humana, vivencial y formativa compartida, culminando con espacios de relato y puesta en común colectiva a su regreso en Italia/Europa.
GUERRA TOTAL, RESISTENCIA GLOBAL, ACCIÓN LOCAL
Partimos de la comprensión de que vivimos en una guerra permanente y totalizante que se presenta con rostros distintos en los diferentes territorios que habitamos.
Es la guerra del capitalismo contra la humanidad (y contra la naturaleza misma). La intensidad de la barbarie varía en cada lugar, pero el choque violento del capitalismo y de sus agentes armados suele ser más brutal en la periferia del imperio; sin embargo, también invade ferozmente las vidas y los espacios de las metrópolis occidentales más modernas, con leyes especiales y discriminatorias, con modelos de vida, explotación y consumo impuestos a la inmensa mayoría de las clases subalternas. La Cuarta Guerra Mundial, la llama el EZLN; la Tercera Guerra Mundial, según el PKK. Coincidimos en que se trata de una ofensiva total sobre nuestros territorios y sobre nuestros cuerpos en todas partes del mundo, una guerra ideológica que entra incluso en la esfera íntima de cada unx de nosotrxs, y que es particularmente brutal sobre el cuerpo y la vida de las mujeres.
En este contexto, nos posicionamos en la resistencia tanto como sujetxs que luchan, como constructorxs de una paz con dignidad y justicia social. Esta toma de posición implica para nosotrxs comprender la supervivencia organizada y el arraigo territorial como dimensiones tanto defensivas como ofensivas, como espacios indispensables para medir, comprender y actuar el cambio. Nos atraviesa una tensión por enraizarnos y luchar desde el territorio, no como agentes externos, sino haciéndonos cómplices de lxs sujetxs locales en lucha, desde la colectividad, la dignidad y la libertad, promoviendo la autonomía y la autogestión como herramientas de organización popular.
Asumimos esta guerra capitalista como una fase de una larguísima dominación patriarcal, por lo cual consideramos la organización de las mujeres un principio fundamental y la autocrítica como práctica indispensable de análisis colectivo.
Esta es nuestra humilde perspectiva como colectivo internacionalista, que sigue preguntándose a cada paso: ¿quién acompaña a quién? Si la mejor solidaridad es la lucha misma, ¿cuál es la diferencia entre solidarizar y luchar? Si todxs estamos en puntos distintos de la misma trinchera, ¿qué importa el color de la piel o el sello en el pasaporte? Tal vez suene como una provocación, pero hacemos estas preguntas tanto a quienes siguen midiendo las luchas con el metro occidental de su propia doctrina revolucionaria, como a quienes hacen de la etnicidad el argumento de una nueva superioridad poscolonial.
La guerra que vivimos es una guerra contra la humanidad, y hoy, lo más humano que nos queda es justamente luchar contra esta guerra, organizadxs.