I cambi nell’Autonomia Zapatista

Pubblichiamo la traduzione dell’ articolo  https://www.elsaltodiario.com/ezln/cambios-autonomia-zapatista 
di Lola Sepúlveda del Centro de documentación sobre Zapatismo, CEDOZ.

 

I cambi nell’Autonomia Zapatista

16 jun 2024

Quarto testo appartiene ad una rassegna che dedichiamo al 30° anniversario della rivolta dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. L’autrice analizza il modo in cui lo zapatismo concepisce l’Autonomia e i vari cambi organizzativi che ha prodotto al suo interno nel corso di tre decenni.

Ora possiamo sopravvivere alla tempesta come comunità zapatiste che siamo. Ma ora non si tratta solo di questo, ma di attraversare questa e altre tempeste che arriveranno, attraversare la notte e arrivare a quel mattino, tra 120 anni, in cui una bambina inizia a imparare che essere libera significa anche essere responsabile di quella libertà.”

Per questo, guardando quella bambina lì da lontano, apporteremo i cambi e gli aggiustamenti che abbiamo discusso e concordato insieme in questi anni, e che abbiamo già concordato con tutti i popoli zapatisti.”

Terza parte: Deni (02/11/2023)

Quando si parla di zapatismo l’autonomia è, probabilmente, uno degli argomenti più seguiti e studiati; loro stessi hanno aperto le porte delle loro comunità per farle conoscere, fondamentalmente attraverso i tre Incontri dei Popoli Zapatisti con i Popoli del Mondo e la Escuelita Zapatista. Alla fine del 2023, nell’ambito di una serie di 20 comunicati zapatisti pubblicati nel contesto del 30° anniversario della rivolta, hanno annunciato cambiamenti nella loro autonomia che implicano la scomparsa di due delle loro forme organizzative più conosciute, i Municipi Autonomi e le Giunte di Buon Governo; e c’è chi si è chiesto se ciò significasse che, dopo tanti anni di esercizio dell’autonomia nel quadro di una feroce guerra contro le comunità, avessero deciso di “rinunciare” a seguire quella strada. Ma no, non è così. Ciò che hanno fatto gli zapatisti, dopo un lungo processo di analisi, è stato esattamente approfondire questo tema in modo radicale. Questo testo si propone di delinearne i contorni, a partire dalla storia dello zapatismo, per cercare di comprenderne i cambiamenti.

Le comunità indigene, sia in Messico che nel resto del continente americano, hanno sempre praticato la propria autonomia e l’autogoverno. È grazie a questa pratica che sono sopravvissuti e hanno mantenuto la propria cultura. Ma queste pratiche sono state quasi sempre clandestine, poiché non riconosciute dalle leggi vigenti dei vari paesi, causando da sempre molti problemi legali alle comunità.

È stato negli anni precedenti al 1992, e alle celebrazioni ufficiali dei diversi governi, che i popoli nativi del continente cominciarono a realizzare incontri, come il Forum sui Diritti dei Popoli Indigeni tenutosi a Matías Romero, Oaxaca nel 1989, o il I^ Incontro Latinoamericano delle Organizzazioni Contadine e Indigene, nell’ottobre 1991 a Bogotá in Colombia, che hanno travalicato i confini dei paesi in cui vivevano e durante i quali si è dato voce soprattutto alle richieste di autonomia e di autogoverno. E nel 1994 questa discussione era ancora viva.

La richiesta che “ci lascino organizzare e governare secondo la nostra autonomia, perché non vogliamo più sottometterci alla volontà dei potenti nazionali e stranieri”, faceva parte delle loro prime rivendicazioni.

Quando l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale si è seduto per la prima volta, il 20 febbraio, davanti a una delegazione del governo nei Dialoghi della Cattedrale, alcune settimane dopo la sua Dichiarazione di Guerra del 1° gennaio 1994, le rivendicazioni per il diritto al proprio governo erano parte della loro piattaforma rivendicativa: “Come popolo indigeno, che ci lascino organizzare e governare con la nostra autonomia, perché non vogliamo più sottometterci alla volontà dei potenti nazionali e stranieri” e “Che la giustizia sia amministrata dagli stessi popoli indigeni, secondo i loro usi e costumi, senza l’intervento di governi illegittimi e corrotti” (punti sedici e diciassette).

Nelle sessioni di dialogo hanno spiegato che autogoverno e autonomia non significano separarsi dal Messico, del quale, anzi, vogliono continuare a far parte, ma che si rispettino le loro logiche di governo secondo cui chiedono dignità, e che si stabilisca un nuovo modo di relazionarsi con le comunità alle quali non si impongano autorità municipali che non le tengano in considerazione e non difendano i loro interessi come popoli.

Fallito questo dialogo, il 19 dicembre dello stesso anno , gli zapatisti rompono l’assedio dell’Esercito federale creando 30 Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti per cominciare ad esercitare pubblicamente la loro autonomia.

Un cartello indica il Caracol  Nueva Jerusalén i nterritorio zapatista. Fto: collettivo Calendario Zapatista (Gr)

I municipi autonomi

Nonostante siano stati annunciati alla fine del 1994, la loro costituzione e consolidamento è rimasta in sospeso prima a causa del tradimento del governo federale, che nel febbraio dell’anno successivo lanciò l’esercito alla ricerca dei dirigenti zapatisti, poi a causa del possibile riconoscimento formale dell’autonomia attraverso i Dialoghi di San Andrés (1996). Negli accordi siglati nel primo round del dialogo, il governo federale, in effetti, aveva riconosciuto il diritto dei popoli a decidere la propria forma di governo interno e le proprie modalità di organizzazione politica, sociale, economica e culturale impegnandosi ad apportare i necessari cambiamenti alla Costituzione. Ma tutto è rimasto lì, perché il governo si è rifiutato di rispettare quanto firmato.

In considerazione di ciò, gli zapatisti hanno deciso di proseguire sulla strada della loro autonomia iniziando a costituire formalmente i Municipi Autonomi Ribelli (MAREZ) dal 1997. Non fu un percorso facile, non solo per la presenza attiva di gruppi paramilitari sostenuti, finanziati e istruiti dall’Esercito Federale, ma anche perché il governo scatenò una campagna contro i Municipi che, con l’aiuto dell’esercito e della polizia federale e statale, cercò di smantellarli arrestando le autorità di nuova nomina. Si ricordano, tra le altre, le operazioni contro il Municipio Autonomo Ricardo Flores Magón, con sede a Taniperla, municipio ufficiale di Ocosingo, e Tierra y Libertad, con sede ad Amparo Agua Tinta, municipio di Las Margaritas.

Cominciarono ad operare in diversi aree di lavoro, dal commercio ai trasporti, a quelle più visibili dall’esterno come educazione e salute, costruendo scuole e case della salute nelle comunità.

Nonostante tutta la repressione esercitata contro di loro, i Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti continuarono a nascere e le loro autorità, elette dalle assemblee delle comunità che li componevano, hanno iniziato ad operare in diverse aree di lavoro, dal commercio ai trasporti, a quelle più visibili dall’esterno come educazione e salute: si formarono i promotori di educazione e di salute e poco a poco si crearono scuole e si costruirono ambulatori, microcliniche e case della salute nelle comunità.

Si creò e consolidò così un secondo livello regionale di governo autonomo – il primo era quello locale – che, peraltro, esce “dall’ombra” della struttura militare dell’EZLN che, non solo non partecipa alla designazione o destituzione delle autorità, poiché nessuno con incarichi militari o appartenente al Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno poteva ricoprire incarichi di autorità, sia nelle comunità sia nei Municipi Autonomi.

Primo cambio dell’Autonomia

A partire dal gennaio 2003 furono pubblicati una serie di testi dal titolo “Messico 2003: un altro calendario, quello della resistenza” che, suddivisi in “estelas” (scie, tracce, ma anche stele. N.d.T.), mostravano le lotte nel Paese: Oaxaca, Puebla, Tlaxcala…, e Chiapas, essendo questo la tredicesima “estela”. Pubblicato alla fine di luglio 2003 e diviso, a sua volta, in sette parti mostrava la profonda riflessione realizzata nelle comunità zapatiste a partire dalla propria organizzazione autonoma. Nella loro analisi avevano riscontrato due tipi di problemi, uno nel loro rapporto con la società civile, nazionale e internazionale, e l’altro riguardo i rapporti con le comunità zapatiste e non zapatiste.

Il 9 agosto 2003 verranno istituite le cosiddette “Giunte di Buon Governo”, una per ogni zona ribelle, che raggrupperanno le comunità di ciascuna di esse. Le loro sedi saranno i “Caracoles”

Nelle loro riflessioni videro che c’era uno squilibrio nello sviluppo dei differenti Municipi Autonomi e delle comunità che li componevano dovuto al fatto che i più conosciuti, quelli più vicini ai centri urbani e con accesso stradale, ricevevano più progetti e sostegno da parte della società civile; o che a volte erano sorti conflitti tra i Municipi Autonomi e tra questi ed i municipi ufficiali; o che i progetti e i compiti della comunità non si realizzavano nei tempi e nei modi concordati dalle comunità. Quindi a causa di tutto ciò, per garantire che nel territorio ribelle zapatista chi comanda, comandi obbedendo, il 9 agosto 2003 verranno istituite le cosiddette “Giunte di Buon Governo”, una per ogni zona ribelle, che raggrupperanno i municipi di ciascuna di esse. Le loro sedi saranno i “Caracoles”. I Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti avrebbero continuato ad avere come funzioni di governo di competenza l’amministrazione della giustizia, della salute comunitaria, dell’educazione, della casa, della terra, del lavoro, dell’alimentazione, del commercio, dell’informazione, della cultura e dei trasporti locali.

Per quanto riguarda le Giunte di Buon Governo, il loro compito sarebbe stato quello di presentare relazioni, progetti di lavoro necessari alle comunità, come ad esempio gruppi di allevamento o la formazione in agro-ecologia; tra le loro responsabilità c’era anche quella di dotare i centri sanitari della zona di dispositivi necessari, come gli ecografi. Ognuna delle persone che componevano le Giunte, eletti nelle loro comunità per un periodo di tre anni e senza essere retribuiti, erano responsabili di un’area di lavoro, ma le decisioni, cioè il lavoro di governo, erano prese collettivamente. Pertanto, sebbene una persona coordinasse la sanità e altre le attività educative, quando si doveva prendere una decisione riguardo tali questioni, era presa dall’intera Giunta.

A partire dal 9 agosto 2003, il sistema di governo autonomo zapatista è stato organizzato su tre livelli:

1. In ogni zona le Giunte di Buon Governo, responsabili degli altri livelli di governo, anche se la massima autorità rimanevano le comunità.

2. Nella regione, le autorità del Municipio Autonomo.

3. In ogni comunità le proprie autorità dirette, agenti, commissari e commissarie autonome che costituivano la base dell’autonomia da cui si esercita il comandare obbedendo.

Nei territori zapatisti si commemora costantemente il ricordo dei compagni e delle compagne cadute o assassinate. Foto: Collettivo Calendario Zapatista (Gr)

Secondo cambio dell’Autonomia

Dopo un periodo di silenzio successivo alla Gira zapatista in Europa del 2021, durato poco più di un anno e interrotto appena da qualche comunicato congiunto con il Congresso Nazionale Indigeno, nell’ottobre 2023 sono stati rilasciati una serie di comunicati che culminano con l’annuncio di importanti cambiamenti nell’organizzazione del sistema autonomo zapatista: la scomparsa dei Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti e delle Giunte di Buon Governo, come risultato di una lunga e profonda analisi realizzata all’interno delle comunità zapatiste a partire dalle conquiste e dai fallimenti di 30 anni di autonomia, con un occhio a cosa è stato fatto e uno su cosa si poteva fare, ma non è stato realizzato. Insomma, un bilancio di cosa andava bene e cosa no.

Nella loro analisi hanno notato che c’erano molte cose buone che gli hanno permesso di avanzare. È stata una grande scuola nella quale le comunità si sono formate, nella quale hanno imparato ad autogovernarsi e ad acquistare una grande esperienza; la loro istruzione e salute sono cresciute come mai prima d’ora, e grazie a questo anche loro sono cresciuti.

Ma hanno visto anche alcune cose che non erano andate affatto bene; hanno osservato che alcuni Municipi Autonomi e Giunte di Buon Governo si stavano allontanando dalle comunità, in modo tale che queste non partecipavano adeguatamente, non facevano proposte e si limitavano ad aspettare che lo facessero le Giunte e, se le autorità non avevano molta iniziativa, tutto rimaneva fermo. In diverse occasioni la comunicazione dalle comunità verso i Municipi e le Giunte, e da lì nuovamente alle comunità, non ha funzionato bene ed è capitato che si sia persa la proposta iniziale poiché non è stata trasmessa integralmente.

La loro riflessione li ha portati a considerare che stavano costruendo una piramide di potere uguale a quella costruita dal capitalismo, certamente con grandi differenze e migliorie, ma dopotutto una piramide con diversi piani su ciascuno dei quali si trovavano i rappresentanti del popolo, che a volte prendevano decisioni per se stessi allontanandosi dalle comunità. Insomma, stavano copiando ciò che esiste ed era proprio quella struttura piramidale che, di per sé, impedisce una maggiore partecipazione.

La conclusione è stata che ciò che fa il capitalismo non serve e bisogna trovare altre formule affinché ognuna e ognuno partecipi davvero al proprio governo.

Un altro modo di lavorare, un altro modo di cercare, un altro modo di costruire

Alla fine del 2023 gli zapatisti hanno annunciato che stavano iniziando un nuovo cammino che si sarebbe costruito poco a poco e che avrebbe consistito, fondamentalmente, nel ribaltare la piramide, in modo che la sua base fosse verso l’alto piuttosto che verso il basso. Ciò che è stato posto al di sopra sono le autorità locali, i commissari, gli e le agenti elette in ogni comunità, che formano il Governo Autonomo Locale (GAL), cioè la base dell’autonomia. È questo il livello da dove si possono osservare i lavori necessari, i problemi e le loro soluzioni.

Quando un lavoro o un problema coinvolge più di una comunità, i Governi Autonomi Locali si coordinano nella loro regione all’interno dei Collettivi di Governo Autonomo Zapatista (CGAZ); e se il problema è grande o interessa tutta la zona, allora vengono convocate tutte le autorità della zona che si riuniscono nell’Assemblea dei Collettivi dei Governi Autonomi Zapatisti (ACGAZ). Queste ultime due istanze non sono livelli di governo, ma piuttosto di coordinamento e, quindi, non hanno autorità proprie; le uniche autorità presenti sono quelle dei Governi Autonomi Locali.

Fino ad ora, quando si verificava un problema era la Giunta del Buon Governo che doveva pensare a cosa fare e come risolverlo; adesso trovare soluzioni spetta ai commissari, alle commissarie, agli agenti, alle agenti, ai tesorieri, alle tesoriere delle comunità, cioè il Governo Autonomo Locale, che può essere composto da quattro, otto o fino a dieci persone a seconda dei luoghi. Se succede qualcosa, se la scuola non funziona, se mancano le medicine in ambulatorio…, sono loro i primi a saperlo e quelli che sono incaricati di agire e indagare immediatamente. Se non riescono a risolvere il problema convocano l’assemblea comunitaria e davanti ad essa spiegano il problema e le loro azioni affinché sia l’assemblea a decidere.

Se l’assemblea non riesce a prendere una decisione, insieme alle sue autorità convoca le altre autorità delle altre comunità che compongono la regione, convocando i Collettivi di Governo Autonomo Zapatista, CGAZ, della regione, e se ancora non si riesce a risolvere la questione, si convoca l’Assemblea dei Collettivi dei Governi Autonomi Zapatisti della zona che si riuniranno finché non si troverà una soluzione collettiva al problema.

In questo grafico si può osservare come è stata riorganizzata l’Autonomia zapatista secondo cui si autogovernano le comunità fin dal suo annuncio nel dicembre 2023.

Qualcosa di simile accade con le proposte; qualunque persona che vive in una comunità può notare se c’è un problema o qualcosa da migliorare; ne parla dunque con l’autorità locale, si pensa, si analizza, si discutete per poi prendere una decisione. E se questa decisione può essere positiva per altre comunità, si convoca il Collettivo di Governo Autonomo Zapatista o l’Assemblea dei Collettivi di Governo Autonomo Zapatisti per presentare la proposta.

La scomparsa dei Municipi Autonomi e delle Giunte di Buon Governo non significa che abbiano rinunciato alla propria autonomia, ma al contrario: ne è un approfondimento.

In generale, questo è il nuovo cammino intrapreso dai popoli zapatisti. La scomparsa dei Municipi Autonomi e delle Giunte di Buon Governo non significa che essi abbiano rinunciato alla propria autonomia, ma al contrario: è un modo per renderla più profonda nel tentativo di aprire una nuova strada lontano dagli schemi capitalistici che, senza rendercene conto, assumiamo come “naturali”; l’analisi che hanno fatto dei loro trent’anni di autonomia ci dimostra che ci sono “sistemi” che per abitudine sono profondamente radicati nel nostro immaginario e che pensiamo si possano migliorare; ciò che hanno fatto gli uomini, le donne, i ragazzi e le ragazze delle comunità zapatiste è stato rompere questa consuetudine di lasciarci trasportare da ciò che conosciamo e immaginare orizzonti altri.

Dopotutto è quello che ci stanno mostrando da 40 e 30 anni, dalle montagne del sud-est del Messico.

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